Il territorio alpino della Valle d’Aosta si distingue nel panorama nazionale per il suo livello di attivismo nella promozione dei diritti delle madri e della loro inclusione nel mondo del lavoro, con un tasso di occupazione femminile che supera l’80%. Secondo il rapporto ‘Le Equilibriste – La maternità in Italia 2025’, pubblicato da Save the Children, la regione risulta tra le migliori nella graduatoria generale relative alla condizione della madre e dei bambini. Tuttavia, la sua classifica è scesa da quinta a sedicesima posizione in conseguenza di un peggioramento specifico nell’area salute per il tasso di mortalità infantile. Questa regressione è attribuita anche al numero limitato di nascite (inferiore a 800 all’anno) che può variare molto in una regione così piccola.L’analisi effettuata su sette dimensioni mostra che la Valle d’Aosta perde posizioni in diversi settori. La demografia registra un tasso di fecondità di soli 1,05 figli per donna, inferiore alla media nazionale e che comporta il quindicesimo posto nella graduatoria. Rispetto al lavoro, la regione scende dal 8º al 9º posto, ma mantiene il più alto tasso di occupazione delle madri in Italia (80,8%). La partecipazione femminile negli organi politici conferma la classifica del ventesimo posto.Nella valutazione della salute, la Valle d’Aosta scende dal terzo al sessantaduesimo posto per un aumento significativo nel tasso di mortalità infantile. Anche il basso numero di nascite (meno di 800) potrebbe essere una causa probabile di questo fenomeno.Rispetto ai servizi, la Valle d’Aosta conferma il secondo posto per l’offerta di accoglienza e cura nei servizi prima infanzia e offre anche tre classi di primaria che garantiscano il tempo pieno. Allo stesso modo, è seconda nella soddisfazione soggettiva e quinta per la dimensione della violenza.L’amministrazione dei comuni assicura una offerta di servizi per le donne vittime di violenze. Le madri che vivono in questa regione sono quindi protette grazie ad ampie possibilità, ma il territorio subisce una flessione generale nella classifica della maternità a causa dell’incertezza per la salute delle nuove generazioni.