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sabato, 10 Maggio 2025
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La natura morta come riflessione sulla condizione umana in epoca di crisi

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Nelle sale della memoria, una natura morta si erge come monumento mutevole al passaggio del tempo, sorreggendo con le sue forme il peso dei ricordi. Le sue verdure appassite e gli omini di porcellana bianca non sembrano più i simboli di un’epoca florida e serena, ma piuttosto il riflesso di una condizione umana che ha perso la sua vitalità.In contrasto con questo quadro malinconico, un’altra natura morta, fredda e lontana, si erge come spettacolo della disumanizzazione. Un’accozzaglia di oggetti disposti con cura, ma privati del loro significato umano, sembra destinata a servire solo uno scopo: uccidere.I calibri da polvere neozelandese, i fucili sportivi e le pistole appesi alla parete testimoniano la pervasività di un’inquietante logica. La razionalità della loro disposizione sembra echeggiare il ritmo di una civiltà in preda all’oblio.La natura morta fredda non lascia spazio per l’introspezione, mentre quella appassita invita a fermarsi e riflettere sulla caducità delle cose belle. La prima sembra un tributo alla società di consumo che sacrifica la complessità umana all’efficienza dell’inorganico; la seconda è un memoriale alle virtù della meraviglia.Nonostante le differenze tra loro, entrambe le nature morte ci invitano a chiederci cosa significhi essere vivi in un mondo dominato dalla razionalità e dall’efficienza.

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