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Bologna: 45 anni dopo, la verità emerge dalle macerie.

Quarantacinque anni di una battaglia incessante, un labirinto di silenzi e manipolazioni tentate di oscurare la verità.

La determinazione, la resilienza e l’impegno dei familiari delle vittime, un baluardo contro l’oblio, hanno progressivamente squarciato quel velo.
La frase scelta dall’associazione per commemorare il 45° anniversario della strage di Bologna, del 2 agosto 1980, evoca proprio questa lunga e travagliata marcia verso la luce, un percorso costellato di ostacoli e depistaggi.
L’attentato, la più grave tragedia che l’Italia abbia subito nel dopoguerra, strappò la vita a ottantacinque persone e inflisse gravissime ferite a duecento altre, lasciando una cicatrice indelebile nella coscienza nazionale.

Le recenti sentenze definitive, che hanno confermato l’ergastolo per Gilberto Cavallini e Paolo Bellini, figure chiave nell’organizzazione terroristica neofascista, segnano un punto di svolta.
Parallelamente, la condanna a sei anni per l’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel, per il ruolo di depistaggio, e a quattro anni per Domenico Catracchia, per aver fornito false informazioni alla magistratura, contribuiscono a ricostruire il quadro intricato di responsabilità.

Tuttavia, la giustizia non si ferma ai meri esecutori materiali.

Le ombre si allungano su figure di peso, ormai defunte, ma ritenute corresponsabili di quell’orrore: il “Venerabile” Licio Gelli, Gran Maestro della P2, federatore di una rete occulta di potere; Federico Umberto D’Amato, capo dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale, custode di segreti di Stato; Umberto Ortolani, imprenditore legato a strutture deviate; e Mario Tedeschi, giornalista, testimone e, forse, complice di un sistema corrotto.
Questi nomi, pur non essendo più soggetti a processo, rappresentano il cuore oscuro di un disegno criminoso che ha investito le più alte sfere dello Stato.

La recente conclusione dei processi, dopo decenni di battaglie legali, non cancella il dolore, ma restituisce una parziale chiarezza.
Come sottolinea Paolo Bolognesi, presidente uscente dell’associazione dei familiari, il percorso è stato arduo e costellato di resistenze, ma il costante impegno dell’associazione ha contribuito a sbloccare indagini, a far emergere verità scomode e a sollecitare l’azione della magistratura.
L’associazione si riconosce come parte integrante di questa complessa vicenda, e il manifesto commemorativo rende omaggio al suo ruolo cruciale.

Le prime sentenze relative a Valerio Fioravanti e Francesca Mambro avevano già preannunciato l’emergere di figure chiave nell’organizzazione terroristica, suscitando reazioni di incredulità e derisione.
Oggi, il quadro è molto più definito: è chiaro che la strage è stata commissionata e finanziata dai vertici della P2, e che i servizi segreti, deviati dai loro fini istituzionali, hanno contribuito a coprire le responsabilità.
La verità, lentamente ma inesorabilmente, emerge dalle macerie del silenzio e dell’inganno, lasciando intravedere un futuro in cui la memoria delle vittime possa finalmente trovare pace e giustizia.
Il lavoro dell’associazione, ora, prosegue nel solco di questa conquista, affiancando i familiari e preservando la testimonianza di un’epoca buia che l’Italia non deve dimenticare.

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