Nel corso del primo semestre, l’attività di vigilanza del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Sassari ha evidenziato un quadro preoccupante per quanto riguarda il rispetto dei diritti dei lavoratori e la sicurezza sul lavoro in tutta la provincia.
L’intensificata azione di controllo, estesa a 53 realtà aziendali operanti in settori cruciali per l’economia locale – ristorazione, commercio, agricoltura, industria e edilizia – ha permesso di far luce su un tessuto di irregolarità che impatta significativamente sulla tutela dei lavoratori e sulla legalità del mercato del lavoro.
Le ispezioni hanno portato alla verifica di 226 posizioni lavorative, di cui 47 si sono rivelate irregolari, configurando una situazione che va ben oltre la mera violazione di singole disposizioni legislative.
Il quadro emergente descrive una diffusa erosione dei principi fondamentali che garantiscono la dignità del lavoro e la protezione della salute e sicurezza.
Tra le irregolarità riscontrate spicca il lavoro nero, una pratica che nega ai lavoratori non solo i benefici economici e previdenziali derivanti da un contratto regolare, ma li espone anche a condizioni lavorative precarie e non tutelate.
In alcuni casi, l’accertamento ha incluso retribuzioni inferiori ai minimi tabellari, un ulteriore aggravio che colpisce la capacità dei lavoratori di soddisfare i propri bisogni primari.
La prevenzione degli infortuni sul lavoro rappresenta un’area particolarmente critica, con ben 17 aziende sanzionate per gravi carenze in materia di sicurezza.
Queste mancanze non si limitano a semplici omissioni procedurali, ma includono situazioni di reale pericolo per l’incolumità dei lavoratori, come l’impiego di attrezzature non conformi o, in casi estremi, la manomissione di sistemi di sicurezza vitali, come dimostra l’esempio di un’azienda manifatturiera dove un macchinario era stato alterato per consentire l’utilizzo anche con protezioni disattivate, esponendo i lavoratori a rischi gravissimi.
L’elenco delle violazioni allo Statuto dei Lavoratori, pari a undici, rivela un tentativo, da parte di alcuni datori di lavoro, di eludere i diritti fondamentali dei dipendenti, come la riservatezza e la libertà sindacale.
L’installazione di sistemi di videosorveglianza occulta, priva di autorizzazione legale, configura un atto di controllo invasivo e intimidatorio, che mina il rapporto di fiducia tra datore di lavoro e dipendente.
La gravità di queste irregolarità ha portato alla sospensione immediata delle attività di sei aziende, oltre a sanzioni amministrative e pecuniarie per un totale di 174.
000 euro.
Questa azione repressiva, seppur necessaria, deve essere affiancata da iniziative di sensibilizzazione e formazione, volte a promuovere una cultura della legalità e della responsabilità sociale in ambito lavorativo, garantendo così un ambiente di lavoro sicuro, dignitoso e conforme alle normative vigenti.
L’obiettivo finale deve essere quello di costruire un mercato del lavoro più equo e sostenibile, in cui i diritti dei lavoratori siano pienamente riconosciuti e tutelati.