lunedì 28 Luglio 2025
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Domus de Janas: l’UNESCO celebra le tombe sarde e il culto dei morti.

Un Viaggio nel Tempo: le Domus de Janas e il Patrimonio Culturale dell’UNESCOL’Italia consolida il suo primato mondiale nel panorama del patrimonio culturale immateriale e materiale, accogliendo tra i suoi siti UNESCO le affascinanti *domus de janas*, un’iscrizione che celebra l’eccezionalità delle tradizioni funerarie preistoriche sarde.
Il Comitato del Patrimonio Mondiale, riunito a Parigi, ha riconosciuto il valore universale di queste strutture uniche, offrendo al mondo un’inestimabile finestra sulla vita, le credenze e la spiritualità delle comunità neolitiche sarde.

Le *domus de janas*, letteralmente “case delle fate”, sono molto più che semplici tombe: sono complesse architetture rupestri, scavate nella roccia, che incarnano un’elaborata simbologia e un profondo significato religioso.
Esse rappresentano la più estesa e articolata espressione di architettura funeraria ipogea in tutto il bacino del Mediterraneo occidentale, distinguendosi per la loro planimetria ingegnosa e per le decorazioni incise che narrano storie di passaggio, di culto e di connessione con il mondo degli spiriti.
Il sito UNESCO non è costituito da un’unica struttura, bensì da un insieme seriale di componenti sparse in tutta l’isola, concentrate soprattutto nella parte centro-settentrionale.
Queste *domus* si raggruppano in necropoli, strettamente legate ad insediamenti abitativi, a luoghi di culto e a paesaggi rituali, delineando una rete complessa di relazioni sociali e spirituali.

Le origini di queste tombe a camera affondano nel Neolitico Medio I (V millennio a.

C.

), ma gli scavi archeologici e le analisi stratigrafiche rivelano un utilizzo continuativo e una successiva evoluzione nel corso dei millenni.
Le *domus* furono oggetto di nuove escavazioni, di riutilizzi e di modifiche strutturali, testimoniando l’adattamento delle pratiche funerarie e delle credenze religiose nel tempo, fino all’avvento della civiltà nuragica.

Questa stratificazione storica, visibile nelle strutture stesse, offre una prospettiva unica sull’evoluzione culturale dell’isola.
La candidatura, promossa con determinazione dall’Associazione CeSIM Sardegna e dalla Rete dei Comuni delle *domus de janas*, con Alghero in veste di capofila, si fonda sul criterio III della Convenzione UNESCO del 1972, focalizzandosi sull’eccezionale testimonianza di una tradizione culturale ormai scomparsa.
Le *domus* offrono uno sguardo privilegiato sul culto dei morti, sulle concezioni dell’aldilà e sull’organizzazione sociale delle prime comunità sarde, tra il V e il III millennio a.
C.

L’evoluzione architettonica, la ricchezza decorativa e la complessità planimetrica di queste tombe ipogee documentano, in modo ineguagliabile, i rituali, l’organizzazione sociale e la visione spirituale delle comunità preistoriche, rivelando al contempo processi di trasformazione culturale che si protraggono fino all’inizio dell’Età del Bronzo.
Il percorso di candidatura, meticolosamente coordinato dall’Ufficio UNESCO del Ministero della Cultura e supportato da un ampio coinvolgimento di enti territoriali e comunali, dimostra un impegno condiviso nella valorizzazione del patrimonio sardo.

Il sostegno finanziario e amministrativo della Regione Sardegna ha contribuito in modo significativo al successo dell’iniziativa.

Il traguardo raggiunto è il risultato di una sinergia virtuosa tra il Ministero della Cultura, il Ministero degli Affari Esteri e la Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’UNESCO, che hanno operato con efficacia per promuovere la candidatura a livello internazionale.
Questo riconoscimento non solo eleva il prestigio del patrimonio culturale italiano, ma sottolinea anche l’importanza di preservare e diffondere le testimonianze del passato per le generazioni future, come un prezioso lascito di storia e spiritualità.

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