La libreria del punto Einaudi in corso Garibaldi a Barletta è diventata un teatro di scontri verbali tra la libraia Antonella Piccolo e alcuni turisti israeliani che hanno contestato la presenza nel negozio di una poesia e di una bandiera della Palestina. La scelta di esporre questi simboli, spiega Piccolo, voleva essere un gesto di solidarietà nei confronti del popolo palestinese, oppresso da un genocidio in corso nella Striscia di Gaza. Tuttavia, le parole veementi dei turisti hanno risvegliato un dibattito acceso tra gli utenti social di Barletta.I passeggeri israeliani avrebbero chiesto la rimozione della bandiera perché, a loro dire, non era corretto esporre il simbolo della Palestina in un’attività commerciale. Per Piccolo, tuttavia, la sua scelta è stata motivata dalla volontà di sostenere una causa giusta e di non restare indifferente davanti ai fatti tragici che stanno accadendo in quel luogo.Nonostante le richieste dei turisti, la libraia ha deciso di mantenere entrambi i simboli nel negozio. Oltre a sottolineare l’importanza della libertà di espressione e del dialogo, Piccolo spera che si abbassino i toni e non si sfoci nell’antisemitismo, che è un pericolo sempre in agguato nella società.L’intento originario di Piccolo era quello di creare un luogo accogliente, dove la cultura e il pensiero possono circolare liberamente. La libreria, infatti, è destinata a essere uno spazio aperto a tutti, dove le persone possono esprimere la propria opinione senza temere giudizi o violenze.Nonostante l’incertezza che si respira attorno all’accaduto, il gesto di Piccolo ha ricevuto ampi consensi dagli utenti social. Le parole scelte dalla libraia per motivare la sua decisione hanno colto nel segno: “chi entra qui è libero di pensare ma non odiare”. Questa frase sintetizza l’aspirazione che dovrebbe essere comune a tutti i luoghi di cultura e di espressione.Infine, Piccolo ricorda ai suoi follower la verità che si cela dietro le parole dei passeggeri israeliani: “non esiste pace senza giustizia, né giustizia senza verità”. Questo motto dovrebbe essere un monito per tutti coloro che intendono sostenere cause più o meno giuste, a prescindere dalle idee politiche o religiose.