La comunità di Valledoria si è raccolta ieri in un’assemblea urgente, un crocevia di interessi e preoccupazioni, convocata dal Consorzio di Bonifica del Nord Sardegna.
Al centro del confronto, la delicata questione delle riparazioni alla paratoia della diga di Casteldoria, un nodo cruciale che condiziona l’intera filiera agroalimentare e turistica del territorio.
Rappresentanti del Consorzio, l’Ente acque Sardegna (Enas), i sindaci delle aree direttamente coinvolte, le associazioni di categoria Coldiretti e Cia, e una folta rappresentanza di agricoltori e operatori turistici hanno partecipato al dibattito, animato da un senso di urgenza palpabile.
La problematica originaria risiede nell’interruzione dell’irrigazione, conseguenza dello svuotamento delle vasche di accumulo necessarie per la salvaguardia della struttura e successive riparazioni.
L’assenza di acqua irrigua sta mettendo a dura prova la produzione agricola, un settore vitale per l’economia locale, minacciando raccolti e compromettendo investimenti significativi.
L’ingegnere Marco Soriga, di Enas, ha illustrato il piano di intervento, manifestando la disponibilità a rivedere le tempistiche per rispondere alle esigenze immediate del settore agricolo.
L’impegno è quello di accelerare il completamento dei lavori, con la prospettiva di un ripristino del flusso idrico entro lunedì, consentendo così l’immissione d’acqua nelle vasche e il ritorno alla piena operatività del sistema di irrigazione.
Toni Stangoni, presidente del Consorzio di Bonifica, ha sottolineato l’importanza di un dialogo aperto e trasparente, evidenziando come la carenza di comunicazione avuta precedentemente abbia generato incertezza e apprensione.
L’auspicio è che questa riunione segni l’inizio di un nuovo approccio, improntato alla condivisione di informazioni precise e tempestive, al fine di tutelare gli interessi di tutti gli attori coinvolti.
La fragilità del sistema, esposta a eventi imprevisti, richiede un costante monitoraggio e una gestione proattiva.
L’area direttamente impattata da questa crisi irrigua si estende per 1020 ettari, un territorio diversificato che include coltivazioni di carciofi su una superficie di circa 510 ettari, ortivi su 200 ettari, e vigneti su 63 ettari, testimoniando la ricchezza e la varietà del paesaggio agrario locale.
La potenziale dichiarazione dello stato di calamità naturale, auspicata da alcuni presenti, è subordinata a una valutazione dei danni subiti, un processo che vedrà il coinvolgimento degli enti competenti, dei Municipi e delle associazioni di categoria, in stretto coordinamento con Laore.
La situazione, complessa e delicata, richiede un approccio integrato e una collaborazione sinergica per minimizzare le perdite e garantire la sostenibilità del settore primario.