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Giotto a Firenze: il Frammento Vaticano in mostra all’Opificio

Il Museo dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze offre, dal 29 luglio all’1 novembre, un’occasione unica per contemplare il Frammento Vaticano, un frammento di storia e di arte che si erge come reliquia di un’epoca cruciale per la pittura occidentale.
L’esposizione, inclusa nel ciclo “Caring for Art.

Restauri in mostra”, pone al centro un manufatto eccezionale, l’unico sopravvissuto di un vasto ciclo di affreschi realizzato da Giotto e dalla sua bottega nel primo quarto del Trecento, originariamente destinato alla Basilica di San Pietro in Vaticano.
Questo piccolo, ma imprescindibile, tassello pittorico rappresenta un ponte verso la comprensione dell’attività romana di Giotto, un Giotto spesso avvolto nel mistero a causa della scarsità di documentazione e di opere pervenute.
La sua presenza a Roma, e il ruolo che vi ebbe nella definizione di un nuovo linguaggio artistico, è confermata da questo frammento, un affresco staccato e montato su un supporto di gesso per garantirne la conservazione.

Le figure, un tempo identificate con San Pietro e San Paolo, sono oggi oggetto di un’analisi critica più approfondita, sottolineando la complessità dell’identificazione iconografica nel contesto storico in cui furono realizzate.
La storia del Frammento Vaticano si intreccia con la drammatica vicenda della demolizione della Basilica di San Pietro, iniziata nel XVI secolo per dare spazio al colossale progetto di Bramante e Michelangelo.
In un contesto di radicali trasformazioni architettoniche e urbanistiche, questo frammento è sopravvissuto per miracolo, testimoniando non solo la maestria artistica di Giotto, ma anche la devozione e il valore spirituale che esso rivestiva per la comunità ecclesiastica.

L’iscrizione sul retro, che ne documenta la donazione nel 1610 da parte di Pietro Strozzi a Matteo Caccini, illumina un percorso di riconoscimento e di cura che si protrae nel tempo.

L’intervento di restauro, condotto dall’Opificio delle Pietre Dure tra il 2016 e il 2019, si è configurato come un’operazione complessa e multidisciplinare, che ha combinato metodologie diagnostiche avanzate con tecniche di intervento conservativo.
L’obiettivo primario è stato la rimozione delle ridipinture e delle patine superficiali accumulate nei secoli, stratificazioni che avevano alterato la percezione cromatica e compromesso la leggibilità delle pennellate originali.

Grazie alla pulitura, è riemersa la sottile eleganza della pittura giottesca, restituendo la purezza dei colori e la delicatezza dei tratti.

Le indagini infrarosse hanno permesso di svelare la costruzione delle figure, rivelando l’uso sapiente dell’ombreggiatura e la profondità delle volumetrie, elementi distintivi dello stile innovativo di Giotto e preannunciatori della pittura rinascimentale.

L’esposizione offre dunque un’opportunità irripetibile per apprezzare da vicino un capolavoro che incarna un momento di svolta nella storia dell’arte e per riflettere sull’importanza della conservazione del nostro patrimonio culturale.

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