La vita lavorativa degli operai cinesi all’interno di uno stabilimento nell’hinterland di Milano era un incubo quotidiano. Lavoravano fino a 90 ore a settimana, 7 giorni su 7, senza alcuna possibilità di riposo o tempo libero, in condizioni di sfruttamento estreme e spesso in nero.Il salario era misero, circa 4 euro l’ora, mentre i costi della vita nella città del nord erano altissimi. Molti dei lavoratori non avevano permesso di soggiorno, quindi erano costretti a vivere nascosti e senza alcuna protezione legale.L’azienda era un’autentica “fabbrica-dormitorio”, dove gli operai dormivano nelle stesse stanze in cui lavoravano. La mancanza di igiene e sicurezza era evidente, con acqua potabile scarsa o addirittura assente, e WC sporchi e mal funzionanti.Ma la situazione più grave era quella del caporalato, ovvero lo sfruttamento degli operai da parte del datore di lavoro. Questi ultimi erano spesso maltrattati fisicamente e verbalmente, e dovevano sopportare condizioni di lavoro intollerabili. Uno dei lavoratori, esasperato dalle condizioni di sfruttamento, si rivolse alla Procura di Milano, che avviò un’indagine e scoprì le violazioni più gravi. I carabinieri del Nucleo operativo del Gruppo per la Tutela del Lavoro effettuarono un raid nell’azienda e arrestarono il capocameriera amministratore della ditta.La vita degli operai è cambiata in modo drastico dopo l’intervento della magistratura. Le indagini hanno rivelato che i lavoratori erano costretti a pagare 1.000 euro al mese per affittare una stanza nell’azienda e che non ricevevano alcun salario se non avevano superato la norma di ore di lavoro.Inoltre, è emerso che l’amministratore dell’azienda era un uomo molto temibile che utilizzava i lavoratori come soldati del mercato nero. Era solito minacciare le donne di violenza se non erano disposte a cedere alle sue richieste.L’inchiesta ha rivelato anche che l’amministratore dell’azienda aveva stipulato una convenzione con alcuni altri aziende del settore per utilizzare i lavoratori e sfruttarli a fini di lucro.Le sanzioni inflitte alla ditta sono state severe, con ammende per 134 mila euro. Ma il vero problema è che questo tipo di sfruttamento si sta diffondendo sempre più nel nostro Paese, anche a causa della mancanza di controlli e della scarsa attenzione verso la tutela dei lavoratori immigrati.La denuncia dell’operaio è stata un atto coraggioso, che ha dato il via libera all’autorità per iniziare un’indagine approfondita. Le indagini hanno rivelato anche altre aziende coinvolte nel traffico di esseri umani e nell’uso dei migranti come merce da sfruttare.La legge è stata finalmente applicata, ma il vero cambiamento arriverà solo quando le autorità si attiveranno per porre rimedio alle ingiustizie che subiscono i lavoratori immigrati nel nostro Paese.