mercoledì, 21 Maggio 2025
HomeSportLa pretesa competitività: il bisogno di cambiare l'approccio educativo in Italia.
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La pretesa competitività: il bisogno di cambiare l’approccio educativo in Italia.

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L’Italia sembra avere un rapporto ambivalente con l’infanzia e la giovinezza. Da una parte, si celebra la creatività, l’imprenditorialità e l’intraprendenza dei bambini, mentre dall’altra non si concede loro lo spazio per crescere e imparare dai propri errori. I più piccoli sono costretti a vivere sotto una continua pressione per eccellere, a partire dalle scuole elementari fino ai campionati sportivi di livello nazionale. È comprensibile che in un contesto culturale così orientato verso la competitività e l’individualismo, gli adulti possano non comprendere il valore del fallimento come esperienza educativa fondamentale per i giovani.È questo lo scenario sul quale si sofferma Gian Piero Gasperini. L’allenatore dell’Atalanta Bergamo ha espresso un punto di vista molto significativo sull’importanza di lasciare spazio alla creatività e al divertimento durante l’infanzia e l’adolescenza, allontanandosi da una cultura sportiva che enfatizza sempre più la prestazione fisica. Questa è un’epoca nella quale i bambini dovrebbero sentirsi liberi di sperimentare, di esplorare il mondo circostante senza alcun obiettivo specifico o la pressione del conseguimento risultati immediati.La conferenza tenuta da Gasperini al Comitato Piccola Industria di Confindustria Bergamo è particolarmente interessante proprio perché evidenzia una chiara distinzione tra due diversi contesti in cui la concorrenzialità diventa una caratteristica fondamentale: il mondo del lavoro e il mondo dei bambini. Sembra esserci un bisogno diffuso di considerare l’infanzia come uno stadio fondamentale per la crescita personale, durante il quale gli errori devono essere visti come opportunità di apprendimento e non solo come una minaccia alla propria immagine o al successo.La prematura introduzione della pressione del risultato, unita alla comprensione che i bambini siano ancora in via di sviluppo delle proprie abilità fisiche ed emotive, sembra essere un elemento costitutivo dell’ambiente sportivo italiano. E non si tratta solo dello sport. È come se tutta la società italiana avesse deciso che l’infanzia debba essere vissuta sotto lo spettro della competitività e del risultato. La frase di Gasperini “i genitori che si azzuffano in tribuna” è particolarmente eloquente per quanto riguarda la passione, ma anche la confusione sulla propria funzione nel processo educativo dei figli, i quali vengono messi nella condizione di crescere senza una guida autentica. Inoltre, l’accento posta dallo stesso Gasperini sul ruolo della creatività e del divertimento come fondamentali per un adeguato sviluppo in età giovanile può essere interpretata anche come critica implicita al modello di società nella quale viviamo.In sintesi, la lezione più profonda dell’intervento di Gian Piero Gasperini riguarda il bisogno di rifondare il rapporto tra l’infanzia e la società adulta. Il percorso che si potrebbe intraprendere è quello di riconsiderare l’importanza dei tempi di crescita e sviluppo individuale e collettivo, valorizzando i momenti ludici come strumento fondamentale per lo sviluppo personale e la formazione.

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