UniCredit ha annunciato l’intenzione di adire il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio per contestare la legittimità dell’applicazione del “golden power” all’operazione di acquisizione di Anima SGR da parte di Banco BPM. Parallelamente, la banca si è resa disponibile a collaborare con le autorità europee per un’analisi approfondita della questione, segnando una fase di trasparenza e apertura al confronto. Questa iniziativa si pone come un atto di responsabilità istituzionale volto a dissipare ogni incertezza e a garantire la conformità normativa dell’operazione.La decisione di ricorrere al TAR è stata motivata dalla necessità di ottenere un parere indipendente e formale che definisca i limiti e l’interpretazione del potere discrezionale conferito allo Stato in materia di investimenti strategici. L’esercizio del golden power, seppur legittimo, solleva interrogativi sull’impatto sulla libera circolazione dei capitali e sulla concorrenza, principi cardine del diritto dell’Unione Europea. Il ricorso si configura quindi come uno strumento per chiarire i confini di tale potere e per tutelare gli interessi di UniCredit e dei suoi azionisti.Al contempo, la sospensione dell’offerta deliberata dalla Consob, sebbene temporanea, è stata giustificata dalla volontà di assicurare agli investitori una documentazione completa e comprensibile. Questa pausa consente di integrare le informazioni relative all’intervento del golden power e le sue implicazioni, fornendo agli investitori gli elementi necessari per una valutazione consapevole e informata dell’operazione.Il Consiglio di Amministrazione di UniCredit ha ufficialmente rinunciato alla condizione precedentemente legata all’operazione Anima, dimostrando la flessibilità e l’adattamento della banca alle mutate circostanze. Tuttavia, UniCredit ha espresso con chiarezza una constatazione significativa: l’operazione, a seguito dell’intervento del golden power, si è concretizzata in termini decisamente meno favorevoli rispetto alle previsioni iniziali. In particolare, il prezzo di acquisizione offerto da Banco BPM è aumentato in modo considerevole, passando da 6,2 a 7,0 euro per azione, rappresentando un incremento del 13%. Questa revisione al rialzo, unita alla mancata realizzazione dei benefici previsti in termini di capitale regolamentare derivanti dal cosiddetto “Danish Compromise”, ha comportato una riduzione significativa del valore complessivo dell’operazione per UniCredit. La situazione evidenzia come l’esercizio del golden power, pur dettato da ragioni di sicurezza nazionale, possa avere ripercussioni economiche rilevanti e alterare l’equilibrio delle negoziazioni contrattuali. L’evento pone l’attenzione su una riflessione più ampia sulla necessità di bilanciare gli interessi di sicurezza con quelli di mercato e di garantire un quadro normativo prevedibile e trasparente per gli investitori.