24 maggio 2025 – 10:43
Nella vibrante cornice dei festeggiamenti per la vittoria sportiva, una vicenda oscura ha gettato un’ombra sulla gioia collettiva. Michele Napolitano, volto noto su TikTok con un seguito di oltre 220.000 utenti, si è trovato al centro di un arresto che solleva interrogativi sulla responsabilità individuale e le implicazioni del cyberbullismo.L’episodio, consumatosi nelle immediate vicinanze di Piazza del Plebiscito, ha visto il giovane, in sella a uno scooter con due complici, tentare di forzare un blocco alla circolazione. Il tentativo di elusione ha scatenato un inseguimento con i carabinieri della Compagnia Centro, durante il quale Napolitano, presumibilmente temendo un controllo, ha abbandonato il veicolo fuggendo a piedi. Nel tentativo di eludere il suo arresto, ha gettato in un giardino una pistola, un revolver calibro 38 special con matricola abrasa e sei proiettili. L’inseguimento, conclusosi con la sua cattura, ha visto i militari impegnati in una colluttazione che ha causato loro lesioni giudicate clinicamente tali da richiedere una prognosi di sette giorni. L’arma è stata sequestrata e sarà sottoposta ad analisi balistiche per determinarne l’eventuale utilizzo in fatti pregressi.L’arresto, di per sé grave, si intreccia a un quadro investigativo ben più ampio. Approfondimenti hanno rivelato che Napolitano era già noto alle autorità per un episodio di atti persecutori, risalente a febbraio 2024. In quell’occasione, il giovane aveva orchestrato una sistematica campagna diffamatoria nei confronti di un quindicenne, in seguito a una disputa virtuale sorta durante una sessione di un popolare gioco online multiplayer.L’escalation di violenza verbale e minacce si è estesa dal mondo virtuale a quello reale, con il giovane bersaglio esposto a insulti telefonici e messaggi minatori, innescando un vero e proprio “bombardamento” sui social media. Questo continuo assalto digitale ha generato nel 16enne un profondo stato di ansia e timore per la propria incolumità, inducendo il padre a presentare denuncia, innescando così l’inchiesta in corso.Il caso solleva una riflessione cruciale sulla pericolosità del cyberbullismo e sulla facilità con cui l’anonimato online può alimentare comportamenti aggressivi e persecutori. L’arresto di Napolitano e le accuse di atti persecutori evidenziano la necessità di un maggiore impegno nella sensibilizzazione dei giovani sui rischi della rete e sulla responsabilità che accompagna l’uso dei social media, al fine di prevenire episodi simili e tutelare le vittime di violenza digitale. Il processo in corso non riguarda solo la responsabilità penale del giovane influencer, ma anche la necessità di un ripensamento delle strategie di prevenzione e contrasto del cyberbullismo a livello sociale e educativo.