Sebastião Salgado, testimone imprescindibile del nostro tempo, ci ha lasciato all’età di 81 anni, lasciando un vuoto incolmabile nel panorama della fotografia e dell’impegno umano. La notizia della sua scomparsa, comunicata dalla famiglia, è un lutto che risuona a livello globale, perché la sua opera trascende i confini geografici e culturali, parlando direttamente all’anima.Salgado non era semplicemente un fotografo; era un cronista visivo dell’umanità, un poeta della luce e dell’ombra, un narratore di storie silenziose che urlano dolore, speranza, resilienza. Il suo lavoro, caratterizzato da un bianco e nero intenso e una profondità emotiva palpabile, ha documentato alcune delle crisi più profonde del nostro pianeta, dalla devastazione delle miniere d’oro in Brasile alla sofferenza dei migranti in cerca di una vita migliore, dalle carestie in Africa alle devastazioni ambientali in Antartide.La sua trilogia – “Workers”, “Migrations” e “Genesis” – costituisce un’epopea visiva che ci costringe a confrontarci con le realtà scomode e spesso ignorate che definiscono il nostro mondo. In “Workers”, Salgado ha immortalato la dignità e la fatica di coloro che lavorano nelle miniere, nelle fabbriche, nei campi, uomini e donne che, con il sudore della fronte, contribuiscono alla produzione globale, spesso a costo di condizioni di lavoro disumane. “Migrations” è un grido d’allarme sulla crisi dei rifugiati, un’immersione nei drammi di chi è costretto ad abbandonare la propria terra per sfuggire a guerre, persecuzioni e povertà. “Genesis” si rivolge alla bellezza primordiale del nostro pianeta, celebrando ecosistemi incontaminati e le culture indigene che ne sono custodi, mentre lancia un monito urgente sulla necessità di preservarli.La forza del suo lavoro non risiedeva solo nella capacità di catturare immagini potenti, ma anche nella sua profonda empatia verso i soggetti ritratti. Salgado non era un osservatore distaccato, ma un compagno di viaggio, capace di instaurare un rapporto di fiducia con le persone, condividendo le loro gioie e i loro dolori. La sua presenza era discreta, rispettosa, quasi invisibile, per non alterare la realtà che stava documentando.Oltre al suo impegno come fotografo, Salgado è stato anche un fervente sostenitore della giustizia sociale e della protezione dell’ambiente. Attraverso il suo lavoro, ha denunciato le disuguaglianze, l’ingiustizia e la distruzione del nostro pianeta, invitando il mondo a cambiare rotta. Il suo approccio, etico e umanista, ha ispirato generazioni di fotografi e attivisti.Sebastião Salgado ci ha lasciato un’eredità inestimabile, un archivio visivo della nostra umanità, una testimonianza potente della bellezza e della fragilità del nostro mondo. La sua voce, seppur silenziata, continuerà a risuonare attraverso le sue immagini, ricordandoci la nostra responsabilità verso il presente e il futuro. Il suo lavoro è un invito all’azione, un appello alla compassione, un monito per un mondo più giusto, più umano e più ecologico.