Le indagini sull’omicidio di Chiara Poggi, un caso che ha segnato profondamente la comunità di Garlasco, si stanno ora focalizzando su una complessa stratificazione di elementi investigativi, alimentate da nuove prospettive e dall’auspicabile recupero di prove cruciali. L’attenzione è rivolta non solo all’analisi del materiale sequestrato nelle settimane recenti, ma soprattutto alla ricostruzione dettagliata della dinamica delittuosa, attraverso un’interpretazione meticolosa delle tracce ematiche e all’identificazione precisa dell’arma utilizzata, ancora oggi un enigma irrisolto.Un punto cardine di questa nuova fase è la ricerca dell’involucro contenente l’intonaco prelevato dal muro delle scale della villetta Poggi quasi due decenni fa. Questa operazione, connessa all’impronta digitale denominata “33” e potenzialmente associata ad Andrea Sempio, si rivela di importanza capitale per la possibile estrazione di materiale genetico, a patto che lo stato di conservazione del campione sia sufficiente a garantire risultati affidabili. La sua eventuale scoperta, in un contesto giuridico segnato dalla sentenza passata in giudicato che ha condannato Alberto Stasi, solleverebbe interrogativi complessi riguardo alla catena di custodia e all’ammissibilità delle prove in un eventuale nuovo processo.Parallelamente, l’incidente probatorio disposto dalla giudice per le indagini preliminari di Pavia, Daniela Garlaschelli, è volto a esaminare i profili maschili del DNA rinvenuti sotto le unghie della vittima, confermando la presenza di Sempio, e sull’impronta rilevata sulla porta d’ingresso della casa Poggi. Questa analisi, condotta con le più avanzate tecniche di genetica forense, mira a stabilire con certezza l’identità dei soggetti coinvolti e a chiarire eventuali collegamenti tra loro.La ricerca dell’oggetto contundente utilizzato per infliggere le numerose ferite alla testa e al volto di Chiara Poggi rappresenta un’altra priorità. L’esame delle lesioni, combinato con l’analisi delle tracce ematiche sulla scena del crimine attraverso la PBA (Pattern Blood Analysis), un metodo che studia la distribuzione e le caratteristiche dei modelli di spruzzi e gocce di sangue, dovrebbe fornire indizi significativi sulla modalità dell’aggressione e sulla posizione della vittima e dell’aggressore durante l’evento.La difesa di Alberto Stasi, nel frattempo, ha annunciato la presentazione di una consulenza tecnica volta a sostenere la presenza di materiale biologico nell’impronta 33, una prospettiva che potrebbe avere implicazioni rilevanti per la revisione della vicenda giudiziaria. La discussione scientifica sulla possibilità di estrarre Dna da impronte digitali, seppur complessa e soggetta a interpretazioni contrastanti, contribuisce a mantenere alta la tensione attorno a questo caso, in cui la ricerca della verità si intreccia con le complessità del diritto e le sfide della scienza forense.
Nuove Indagini Poggi: DNA, Impronte e un Enigma Irrisolto
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