Il monitoraggio della prevenzione oncologica nel Molise, come emerge dai dati recenti del sistema ‘Passi’ dell’Istituto Superiore di Sanità, rivela un quadro complesso, caratterizzato da dinamiche peculiari rispetto alla media nazionale e che invitano a una riflessione approfondita sulle strategie di sanità pubblica.
Nel biennio 2023-2024, la percentuale di individui tra i 50 e i 69 anni che hanno aderito agli screening per il tumore colorettale si attesta al 44,5%, un dato inferiore al 47,4% nazionale.
Questa discrepanza, pur non trascurabile, si inserisce in un contesto di disuguaglianze territoriali nella copertura dei programmi di prevenzione, un tema cruciale nella politica sanitaria italiana.
L’efficacia dei programmi di screening organizzati, gestiti dall’ASREM, risulta centrale nell’adesione degli utenti.
Il 32,9% degli screening nel Molise è stato condotto nell’ambito di tali programmi, una proporzione inferiore al 39,3% nazionale, suggerendo un potenziale margine di miglioramento nell’espansione e nell’ottimizzazione di tali iniziative.
Parallelamente, l’approccio spontaneo, pur rappresentando l’11,7% degli screening locali, si discosta positivamente dalla media nazionale (7,7%), indicando una maggiore consapevolezza e proattività individuale, sebbene la dipendenza dai programmi organizzati rimanga fondamentale per garantire una copertura uniforme e mirata.
L’analisi dei metodi di screening adottati evidenzia la prevalenza del test del sangue occulto nelle feci (SOF), con una quota del 34,7% della popolazione molisana che lo ha utilizzato nei due anni precedenti l’indagine, rispetto al 41,3% a livello nazionale.
Questo dato, apparentemente negativo, deve essere contestualizzato considerando l’importanza cruciale del SOF come strumento di primo livello nella diagnosi precoce, in grado di identificare anomalie che richiedono ulteriori approfondimenti tramite colonscopia.
Un ulteriore indicatore di attenzione alla salute e di potenziale rischio è rappresentato dalla percentuale di persone che hanno effettuato una colonscopia negli ultimi cinque anni, che nel Molise si eleva al 19,6%, superando significativamente la media nazionale del 15,2%.
Questo dato positivo potrebbe riflettere una maggiore propensione alla diagnosi per esclusione, o una risposta a campanelle d’allarme individuali, ma sottolinea anche la necessità di un’interpretazione attenta dei dati per evitare falsi positivi e un uso eccessivo di procedure invasive.
In conclusione, il quadro molisano presenta aspetti contrastanti: un’adesione agli screening leggermente inferiore alla media nazionale, un uso elevato di colonscopie e una discrepanza nell’approccio spontaneo rispetto all’organizzato.
L’interpretazione di questi dati richiede un’analisi più approfondita delle barriere all’accesso ai programmi di screening, della comunicazione del rischio e della formazione del personale sanitario, al fine di ottimizzare le strategie di prevenzione oncologica e ridurre l’incidenza e la mortalità del tumore colorettale nella regione.
Investire in programmi di sensibilizzazione mirati e migliorare l’accessibilità ai servizi sanitari rappresentano passi fondamentali per colmare il divario e garantire una salute pubblica più equa e sostenibile.