La recente decisione del Consiglio regionale del Molise ha sollevato un’onda di scompiglio politico, con il respingere, a prevalenza di voti, una proposta legislativa di notevole importanza.
L’iniziativa, promossa da un gruppo trasversale di consiglieri – Andrea Greco e Angelo Primiani (Movimento 5 Stelle), Roberto Gravina (lista Gravina presidente) e Massimo Romano (Costruire Democrazia) – mirava all’istituzione di una commissione speciale dedicata a un’analisi approfondita e a interventi concreti nei settori cruciali della lotta alla criminalità organizzata, alla prevenzione della corruzione, al rafforzamento della trasparenza amministrativa e alla promozione di una cultura della legalità fin dalla prima infanzia.
La proposta, concepita come uno strumento di controllo e di impulso per l’azione regionale, puntava a fornire al Consiglio un organo dedicato a monitorare le attività delle istituzioni, a indagare su fenomeni illeciti, a formulare proposte di legge e a sensibilizzare la cittadinanza.
L’obiettivo era quello di agire in maniera proattiva, non solo reagendo a situazioni di emergenza, ma anticipando i rischi e creando una rete di prevenzione efficace.
Il rifiuto della proposta ha innescato una veemente reazione da parte del capogruppo del Movimento 5 Stelle, Andrea Greco, il quale ha denunciato la decisione come un “disonore politico” e un segnale di grave allarme per la collettività.
Greco ha espresso il suo disappunto con toni particolarmente accesi, definendo la decisione della maggioranza un atto “incomprensibile, buio e politicamente vergognoso”, che invia un messaggio devastante sulla reale volontà di affrontare i problemi endemici che affliggono il territorio molisano.
La decisione solleva interrogativi profondi sul coraggio politico e sulla responsabilità delle istituzioni regionali.
L’istituzione di una commissione antimafia e anticorruzione non rappresenta un atto di accusa o di ostilità, bensì uno strumento di trasparenza, di controllo democratico e di rafforzamento della fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
La sua assenza lascia inalterate le criticità, rendendo più difficile per la regione molisana affrontare efficacemente le sfide della legalità e della crescita civile.
L’episodio evidenzia, inoltre, la crescente necessità di un impegno collettivo, che coinvolga non solo le istituzioni, ma anche la società civile, le scuole, le associazioni e i media, per promuovere una cultura della legalità e della responsabilità che possa contrastare in modo efficace i tentativi di infiltrazione criminale e di corruzione.
Il dibattito aperto dalla decisione del Consiglio regionale rappresenta, dunque, un momento cruciale per riflettere sulla direzione che il Molise intende intraprendere nel suo percorso di sviluppo e di progresso civile.