lunedì 28 Luglio 2025
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Ticket sanitario per minori in comunità: un’ingiustizia da correggere

L’introduzione di un’esenzione generalizzata dal ticket sanitario per i minori ospiti nelle comunità residenziali rappresenta un imperativo etico e un’urgenza amministrativa che richiede un’immediata attenzione da parte della Struttura Commissariale per la Sanità, della Regione e dell’Azienda Sanitaria Regionale (ASREM).

La richiesta, avanzata dalla capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Regionale, Micaela Fanelli, si pone come un tentativo di colmare una lacuna legislativa che espone una significativa vulnerabilità sociale.
L’attuale situazione, paradossalmente, relega questi minori, spesso strappati ai propri nuclei familiari a causa di gravi dinamiche di abuso, negligenza o abbandono, in una condizione di precarietà accentuata.
Pur essendo riconosciuti come soggetti particolarmente fragili e meritevoli di protezione, si trovano a dover sostenere l’onere del pagamento del ticket per l’accesso a prestazioni sanitarie specialistiche ambulatoriali.
Questo costo, in maniera inequivocabile, ricade sulle strutture residenziali che li ospitano, enti spesso gravati da risorse finanziarie limitate e operanti in un contesto di crescente difficoltà.

L’effetto domino è prevedibile: la rinuncia a cure essenziali, la compromissione del percorso di recupero psicologico e relazionale, e un ulteriore aggravio del carico assistenziale sulle comunità.
La questione non è semplicemente una questione economica; è una questione di giustizia sociale e di rispetto dei diritti fondamentali.
L’assenza di un’esenzione dal ticket per questi minori rivela una carenza nella capacità del sistema sanitario regionale di rispondere adeguatamente alle esigenze di una popolazione particolarmente esposta a traumi e marginalizzazione.
Si tratta di soggetti che, avendo subito esperienze negative e spesso traumatiche, necessitano di un sostegno completo e continuativo per ricostruire la propria salute fisica e mentale.
Imporre loro, e di conseguenza alle strutture che si prendono cura di loro, un onere finanziario aggiuntivo rappresenta una forma di discriminazione indiretta e una negazione della loro dignità.
L’intervento proposto non solo alleggerirebbe il bilancio delle comunità residenziali, consentendo loro di investire le risorse risparmiate in attività di supporto educativo, terapeutico e sociale, ma contribuirebbe anche a garantire l’accesso equo e tempestivo a cure specialistiche, spesso cruciali per il recupero e l’integrazione di questi minori.
Si tratta di un investimento a lungo termine, volto a prevenire problemi di salute più gravi nel futuro e a promuovere la loro piena inclusione nella società.

In una regione che aspira a essere riconosciuta come civile e attenta alle fasce più deboli della popolazione, la piena garanzia dei diritti fondamentali alla salute dei minori più vulnerabili non può essere considerata una rivendicazione, ma un dovere imprescindibile.

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