Un manto di fumo denso, acre, si leva inesorabile dalla Marsica, avvolgendo i borghi tra Collarmele e Pescina in un velo di apprensione.
L’incendio, divampato in un’estesa area boschiva, si configura come un nuovo, doloroso capitolo nella cronaca di una regione già segnata da eventi sismici e climatici estremi.
Dalle valli sottostanti, fino alla Valle Peligna, la colonna di fumo è un monito visibile, un segnale di pericolo che sottolinea la fragilità del territorio e la sua vulnerabilità agli eventi catastrofici.
Squadre di vigili del fuoco, provenienti da Avezzano e L’Aquila, sono impegnate in un estenuante lavoro di contenimento, lottando contro le fiamme e tentando di preservare ciò che resta di un ecosistema prezioso.
L’intervento è tempestivo, ma l’estensione del fronte igneo e le condizioni meteorologiche avverse – venti impetuosi e temperature elevate – rendono l’operazione particolarmente complessa e rischiosa.
Maurizio Scelli, direttore dell’agenzia regionale di protezione civile, esprime la necessità di una profonda riflessione e di un cambio di paradigma nell’approccio alla gestione del rischio.
La reazione all’emergenza non è più sufficiente.
L’accumulo di eventi estremi – ondate di calore prolungate, siccità persistenti, piogge intense e concentrate – sta mettendo a dura prova le risorse e le capacità di risposta, evidenziando la necessità impellente di investire in misure di prevenzione.
Non si tratta solo di rafforzare le strutture operative, ma di implementare una strategia integrata che coinvolga tutti gli attori del territorio: enti locali, comunità scientifica, aziende agricole, cittadini.
La prevenzione deve fondarsi su un’attenta analisi dei fattori di rischio, l’adozione di pratiche sostenibili di gestione del territorio, la sensibilizzazione della popolazione e la promozione di una cultura della resilienza.
La gestione del rischio incendi non può essere isolata dalla più ampia questione del cambiamento climatico.
L’aumento delle temperature e la diminuzione delle precipitazioni stanno creando condizioni favorevoli all’insorgenza e alla propagazione degli incendi, alterando gli equilibri ecologici e mettendo a rischio la biodiversità.
È necessario un approccio olistico che consideri gli aspetti ambientali, sociali ed economici.
La riforestazione con specie autoctone resistenti alla siccità, la manutenzione delle aree boschive, la promozione di sistemi di irrigazione efficienti, la diversificazione delle attività economiche, l’educazione ambientale nelle scuole sono tutte azioni cruciali per costruire un futuro più sicuro e sostenibile.
La resilienza del territorio non è un obiettivo da raggiungere, ma un percorso continuo di apprendimento, adattamento e collaborazione.
Il fumo che si leva dalla Marsica è un campanello d’allarme che non possiamo ignorare.