Il panorama globale è segnato da una recrudescenza di violenza che incrina le fondamenta stesse della convivenza umana.
Ken Loach, cineasta di straordinaria sensibilità e pluripremiato per la sua opera impegnata, ha espresso questa drammatica constatazione durante la cerimonia di chiusura dell’AmiCorti International Film Festival, un evento dedicato alla sua figura a Roccaraso.
Loach ha ricordato il ruolo imprescindibile dell’artista, in particolare del regista, come testimone del proprio tempo, come specchio che riflette le contraddizioni e le ingiustizie che affliggono il mondo.
In un’epoca come la nostra, segnata da disuguaglianze sempre più marcate e da una crescente erosione dei diritti fondamentali, questa responsabilità si fa ancora più urgente e pressante.
La realtà che ci circonda è sconcertante: la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, lo sfruttamento sistematico del lavoro, la crescente vulnerabilità delle fasce più deboli della popolazione.
La fame, una volta relegata ai confini del mondo sviluppato, ora si manifesta anche nei nostri paesi, con famiglie costrette a dipendere da aiuti umanitari.
Un quadro desolante che, solo pochi anni fa, sarebbe stato considerato inimmaginabile, è oggi normalizzato, accettato come un dato di fatto.
Il regista ha poi ampliato la sua riflessione, sottolineando le sofferenze che si propagano in diversi contesti di conflitto: l’Ucraina, il Sudan, ma con un’attenzione particolare, e giustificata, per le atrocità commesse dallo Stato di Israele nei confronti del popolo palestinese.
Le immagini che giungono da Gaza, di distruzione sistematica, di ospedali e rifugi ridotti in macerie, dell’uso deliberato della fame come arma di guerra, sono un macigno sulla coscienza dell’umanità.
Questa sofferenza, perpetrata in piena vista, rivela una profonda crisi di umanità, un fallimento morale che non può essere ignorato.
Loach ha lanciato un appello alla riflessione collettiva, denunciando l’impunità con cui vengono commessi questi crimini.
Lo stato di diritto, i trattati internazionali, i principi dei diritti umani, le istituzioni globali come le Nazioni Unite, tutto sembra piegarsi di fronte alla potenza militare e all’interesse geopolitico.
Ci troviamo di fronte al rischio di una regressione storica, un ritorno a un’epoca dominata da imperi e da logiche di forza, in cui i diritti individuali e il rispetto per la dignità umana sono sacrificati sull’altare del potere.
Il cineasta ha invocato un momento di resa dei conti, un giorno in cui verità e giustizia possano trionfare.
In attesa di quel momento, ha sottolineato l’importanza del ruolo dei testimoni, di coloro che documentano le atrocità, che le registrano per le future generazioni.
Il cinema, in questo contesto, non è più solo intrattenimento, ma uno strumento di resistenza, una prova essenziale per il futuro processo di giustizia.
Loach ha esortato a sostenere chi compie questo lavoro pericoloso, a schierarsi con gli oppressi contro gli oppressori.
La lotta per la giustizia sociale è sempre stata una battaglia politica, e oggi lo è ancora di più.
Esprime la speranza di poter ancora contribuire con la propria opera, ma riconosce il coraggio di coloro che, rischiando la propria vita, raccolgono le prove che serviranno per smascherare i responsabili.
Sono loro, ha concluso, gli eroi del nostro tempo, e ringrazia il Festival per il sostegno alla verità.