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Ballottaggio a Bisegna: un voto cruciale tra storia e polemiche.

A Bisegna, piccolo gioiello medievale incastonato nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, la comunità si prepara a un ballottaggio che trascende la semplice scelta di un sindaco.

Con i suoi 1210 metri di altezza, il borgo domina la Valle del Giovenco, custode di una storia millenaria e di un legame profondo con la terra.
La doppia tornata elettorale, domenica 8 e lunedì 9 giugno, si configura come un momento cruciale per il futuro di una realtà fragile, ma ricca di potenziale, dove la popolazione residente, appena 212 unità, si confronta con una vivace scena politica e un panorama demografico complesso.
Il primo scrutinio aveva sancito un paritario risultato tra i due contendenti, Maurizio Conte e Donato Buccini, un’incongruenza che ha reso necessario questo secondo appuntamento.
Un dato anomalo, se si considera che l’elettorato effettivo si attesta a soli 171 elettori, un numero ben inferiore al numero di candidati consiglieri (250 su 25 liste).
Questa disparità demografica, accentuata dalla necessità per i bambini di recarsi a Ortona dei Marsi o Gioia dei Marsi per la scuola, evidenzia le sfide che questo territorio affronta, una realtà evocata anche dalle immagini del celebre film “Un mondo a parte”, che ne ha catturato l’essenza selvaggia e la resilienza.

L’aspetto più peculiare e controverso di queste elezioni risiede nella composizione delle liste dei candidati.

Sebbene quattro liste si presentino legate a partiti e movimenti locali, ben 21 sono composte prevalentemente da agenti di polizia penitenziaria provenienti da altre regioni.
Questi agenti hanno potuto usufruire di un mese di aspettativa retribuita per la campagna elettorale, una possibilità permessa dalla legislazione che non impone la raccolta firme nei comuni sotto i mille abitanti.

Una norma che l’ex deputato abruzzese Gianni Melilla ha più volte denunciato, proponendo una legge per abolire questo privilegio, ma senza successo.
Questa anomalia legislativa, definita da molti come “complicità politica”, solleva interrogativi sull’effettiva rappresentatività delle liste e sulla capacità di questi candidati di comprendere e rispondere alle esigenze specifiche della comunità bisegnese.
I due contendenti, Maurizio Conte e Donato Buccini, si presentano sostenuti da liste civiche, esponenti del territorio che aspirano a incarnare la volontà popolare.

Conte sottolinea l’apprezzamento e la fiducia ricevuta attraverso il voto, mentre Buccini promette un percorso nuovo, incentrato sull’abbattimento dei campanilismi e l’eliminazione delle ingiustizie sociali.

Entrambi si impegnano a far funzionare la macchina comunale, a rilanciare un borgo che, nonostante le difficoltà, conserva un fascino unico e un potenziale turistico da valorizzare.

Il ballottaggio di Bisegna non è dunque solo una scelta di sindaco, ma una riflessione sulla governance locale, sulla rappresentanza politica e sulla capacità di un borgo montano di preservare la propria identità e di costruire un futuro sostenibile, in armonia con la natura e con le proprie tradizioni.

Un voto che risuona come un appello alla responsabilità e alla consapevolezza civica, in un contesto politico nazionale segnato da profonde trasformazioni.

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