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Stellantis, rischio chiusura Atessa: un campanello d’allarme per il Mezzogiorno

Le recenti dichiarazioni di Jean-Philippe Imparato, responsabile per l’Europa di Stellantis, riportate dal Fatto Quotidiano, innescano un’ondata di preoccupazione e sollevano interrogativi profondi sul futuro dell’industria automobilistica italiana e, in particolare, sul destino dello stabilimento di Atessa.
La prospettiva di una potenziale chiusura, subordinata all’andamento dei costi energetici e alle nuove normative sulla transizione elettrica, rappresenta un campanello d’allarme per l’intera filiera e per l’economia del Mezzogiorno.

La rilevanza dello stabilimento ex Sevel, cuore pulsante della produzione italiana di Veicoli Commerciali Leggeri, non può essere sottovalutata.
La sua dismissione avrebbe un impatto sistemico, non solo sul tessuto occupazionale diretto, ma anche sull’indotto che coinvolge migliaia di lavoratori in Abruzzo e regioni circostanti.
Si tratta di una realtà industriale strategica, un vero e proprio ecosistema produttivo che, qualora venisse distrutto, lascerebbe un vuoto incolmabile.
L’emorragia occupazionale già in atto, segnata da una progressiva riduzione del personale diretto e dall’utilizzo sempre più esteso di forme contrattuali precarie, suggerisce una situazione di profonda fragilità.

Il piano di esodo incentivato, pur mirato a ridurre il personale, appare come una misura palliativa di fronte a un problema strutturale che affligge l’intero settore.
L’erosione del capitale umano, unita alla precarietà che affligge centinaia di lavoratori in somministrazione e staff-leasing, depaupera la capacità produttiva e compromette la competitività dell’intero stabilimento.

La gestione regionale della crisi, come sottolinea il segretario generale Fiom Cgil di Chieti, Alfredo Fegatelli, è apparsa finora inadeguata.

L’assenza di un intervento proattivo da parte della Regione, preferendo un atteggiamento di passività nei confronti delle richieste sindacali, ha contribuito ad alimentare un senso di abbandono e di incertezza tra i lavoratori e le imprese del territorio.

La rinuncia a un ruolo attivo nella definizione delle strategie industriali del gruppo Stellantis ha lasciato spazio a una progressiva marginalizzazione dell’Abruzzo.

La mera evocazione della possibilità di chiusura dello stabilimento, come un’arma di ricatto, appare inaccettabile e richiede una risposta immediata e determinata.

Fiom Cgil Chieti lancia un appello urgente alla convocazione di un tavolo regionale sull’automotive, coinvolgendo sindacati, aziende fornitrici, operatori logistici e istituzioni.
È necessario un confronto aperto e trasparente per chiarire le intenzioni di Stellantis e definire un piano di rilancio che tenga conto delle esigenze del territorio e dei lavoratori.

Al di là dell’impegno regionale, si rende imprescindibile l’intervento a livello nazionale, con il coinvolgimento diretto di Palazzo Chigi.

È necessario un impegno concreto da parte del governo per sostenere l’industria automobilistica italiana, promuovendo investimenti in tecnologie innovative, agevolando l’accesso al credito per le imprese e garantendo la stabilità del quadro normativo.

La tutela dell’occupazione e la salvaguardia del tessuto produttivo del Mezzogiorno rappresentano priorità assolute per il Paese.
La chiusura di Atessa non è solo una questione locale, ma una sfida che riguarda l’intera nazione e la sua capacità di affrontare la transizione verso un’economia più sostenibile e competitiva.

Il futuro dell’automotive italiano è in gioco e richiede un impegno corale e determinato da parte di tutti gli attori coinvolti.

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