La riflessione sul tempo, l’ineluttabilità del divenire e il suo impatto emotivo si manifesta in modo particolarmente acuto nell’opera di Paolo Sorrentino, uno dei registi italiani contemporanei più acclamati a livello internazionale.
Durante un incontro con i giovani giurati del Giffoni Film Fest, organizzato in collaborazione con Anas, Sorrentino ha condiviso spunti intimi e perspicaci sulla sua personale relazione con la malinconia e la nostalgia, concetti che permeano la sua poetica cinematografica.
L’affermazione iniziale – “Non lo so, è una strana perversione” – rivela una presa di coscienza inattesa: l’inversione del percorso emotivo tipico dell’età giovanile.
Laddove i giovani tendono a focalizzarsi sull’orizzonte del futuro, Sorrentino, nel suo passato, era assorbito dai rimpianti e dalle ombre del tempo che fu.
Ora, giunto a una fase più matura della vita, l’interesse si sposta nuovamente verso il futuro, non più come speranza irraggiungibile, ma come terreno di possibilità, un palcoscenico per la narrazione, in particolare per la creazione dei suoi personaggi.
La malinconia, per Sorrentino, non è dunque un sentimento legato all’età o all’esperienza, ma una disposizione innata, una sorta di “talento” emotivo, come la capacità di disegnare o di suonare un braccio.
È un’inquietudine preesistente, un’eco di qualcosa di indefinibile che risuona fin dall’infanzia.
“Ero malinconico pure a nove anni senza che ce ne fosse ragione,” confessa, suggerendo che la sensibilità malinconica non è una risposta a una perdita o a un rimpianto, ma una condizione esistenziale, una lente attraverso cui il mondo viene filtrato.
Questa visione della malinconia come tratto caratteriale ha profonde implicazioni sulla sua attività creativa.
Sorrentino non la sfrutta come semplice elemento narrativo, ma la integra nel tessuto stesso dei suoi personaggi, dotandoli di una complessità e di una profondità che li rendono autentici e riconoscibili, al di là degli stereotipi.
L’imminente apertura della Mostra del Cinema di Venezia con il suo nuovo film, realizzato in collaborazione con Toni Servillo, promette di offrire al pubblico un’ulteriore esplorazione di queste tematiche, testimoniando la continua evoluzione del suo linguaggio cinematografico e la sua capacità di interrogare l’animo umano con una sensibilità unica e raffinata.
La malinconia, in definitiva, non è una barriera, ma un invito a scrutare l’essenza della vita e a raccontarla con onestà e poesia.