sabato, 7 Giugno 2025
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È come sembra: il cortometraggio che rompe il silenzio sulle molestie.

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Il nuovo cortometraggio della Fondazione Una Nessuna Centomila, intitolato provocatoriamente “È come sembra”, emerge da una dicotomia disturbante, un’ironia amara che si rivela tragicamente lampante. Le prime riprese, girate durante un concerto del Primo Maggio a Roma, sono state involontariamente contaminate da un evento doloroso: una denuncia per molestie avvenuta proprio tra la folla. Questa coincidenza, anziché annullare il progetto, ne amplifica la risonanza, proiettando la narrazione finzionale in un contesto di cruda realtà.Il cortometraggio, diretto da Anna Foglietta, non intende essere una semplice rappresentazione di una storia, ma una finestra aperta su una problematica sistemica. La regista, durante la presentazione alla Casa del Cinema di Roma, ha descritto come la finzione, seppur accuratamente preparata, si sia inevitabilmente scontrata con l’urgenza della vita reale, con la sua capacità di superare ogni immaginazione. La vicenda narrata si fa eco a un fenomeno diffuso, un disagio che permea anche gli spazi apparentemente sicuri degli eventi musicali organizzati da AssoConcerti, luoghi dove, paradossalmente, si dovrebbe celebrare la libertà e la gioia.Il cast, guidato da Sofia Iacuitto, Nicole Rossi, Vittorio Magazzù e Lorenzo Zurzolo, affiancato da un ensemble di attrici di grande spessore come Michela Cescon e Giovanna Sannino, incarna le diverse sfaccettature di una questione complessa. Il cortometraggio si pone l’obiettivo di stimolare una riflessione profonda, invitando gli uomini ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni e a riconoscere la sofferenza causata dalle molestie. Non si tratta di un’accusa generalizzata, bensì di un appello alla consapevolezza, un invito a ripensare i modelli comportamentali e a promuovere una cultura del rispetto.L’elaborazione rapida del video, concepito in poche ore il 29 aprile, testimonia la volontà di rispondere con immediatezza a un bisogno urgente. Il cortometraggio non offre soluzioni semplici, ma punta a creare uno spazio di dialogo e di presa di coscienza collettiva, evidenziando come la paura e l’insicurezza siano diventate compagne di viaggio per molte donne.“C’era una sorta di clausura,” confessa Sofia Iacuitto, descrivendo un clima di costante vigilanza tra le attrici, un istinto di protezione reciproca che sottolinea la persistenza di un disagio profondo. La speranza, espressa dalla giovane attrice, è che le future generazioni possano vivere in un mondo dove la libertà non debba essere conquistata con coraggio, ma sia un diritto naturale, acquisito senza timore. Nicole Rossi, a sua volta, condivide la rabbia che l’ha accompagnata durante l’adolescenza, un’emozione legata a un’esperienza di molestia subita, e la trasforma in energia positiva, indirizzandola verso un impegno concreto per il cambiamento, per diffondere un messaggio di speranza e di responsabilità. Il cortometraggio si configura, dunque, come un grido, un atto di denuncia e, al tempo stesso, un invito all’azione, un passo verso un futuro più equo e sicuro.

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