Siamo nel pieno di un’epoca che sembra essere destinata a replicare sempre le stesse dinamiche intergenerazionali. È un fenomeno antichissimo, il quale vede i più anziani spesso costretti a fare da ostacolo alla crescita e alle aspirazioni dei giovani. Kriszta Székely, una regista ungherese di talento, si sta occupando del suo nuovo progetto, Solness, che prende spunto dall’opera “Il costruttore Solness” di Henrik Ibsen, uno degli autori più importanti della letteratura norvegese. L’adattamento sarà presentato in prima nazionale al Teatro Carignano di Torino il prossimo 20 maggio alle 19:30, con un cast che annovera i nomi di Valerio Binasco, Laura Curino, Alice Fazzi, Mariangela Granelli e molti altri.Per Kriszta Székely, Solness rappresenta l’ultimo capitolo della trilogia dedicata a Ibsen prodotta dal Teatro Stabile di Torino. Tuttavia, non è detto che non ci siano altre opere dello stesso autore in futuro. La regista si appassiona al lavoro qui svoltato perché rappresenta un modo per portare il pubblico a conoscenza di queste importanti produzioni teatrali.È necessario segnalare che la sua passione per Ibsen è qualcosa di vecchio, risalente alla sua esperienza all’Accademia di Teatro. È un autore che l’ha colpita fin da subito e con cui ha continuato a lavorare in diverse occasioni: “Il mio primo lavoro significativo come regista è stata La casa di bambola”. Sottolinea che Ibsen sia un autore molto importante, la cui opera rappresenta un testo difficile per il pubblico attuale. Ritiene necessario raggiungere un livello di maturità non solo nei contenuti trattati ma anche nell’adattamento e nella messinscena.Per Kriszta Székely è interessante dare a se stessa dei compiti grandi proprio per evitare la routine: “Avevo l’impressione che fosse arrivato il momento di occuparmene”. L’opera di Ibsen presentata questa volta è un esempio classico del conflitto tra le ambizioni personali e la possibilità di accogliere l’aiuto degli altri. È questo ciò che accade al costruttore Solness, un architetto di successo ma con una vita privata difficile che cerca in tutti i modi di sconfiggere le proprie paure e errori del passato.La regista Székely commenta anche la situazione attuale del teatro in Ungheria. La situazione è estremamente complessa: “Non penso di poter cambiare nulla”. È consapevole della sua responsabilità verso la cultura e la società, ma preferisce lavorare al Teatro Katona di Budapest da 10 anni e proseguire questo percorso. Per lei, l’importante è continuare a produrre spettacoli di alto livello che possano rappresentare l’Italia e il suo pubblico.Lavoro della regista Székely viene sostenuto da un team qualificato: Botond Devich per le scene, Ildiko Tihanyi per i costumi, Pasquale Mari per le luci e Filippo Conti per il suono. Lo spettacolo sarà in scena fino a domenica 8 giugno.
Kriszta Székely porta a Torino l’opera ‘Solness’ di Henrik Ibsen: un nuovo capitolo della trilogia dedicata all’autore norvegese
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