A Portici, una vicenda drammatica intreccia l’adolescenza, la sofferenza genitoriale e la spirale inquietante della dipendenza. Un quindici anni compiuto un mese prima, un’età fragile e carica di potenzialità, si confronta ora con la gravità di accuse che lo vedono implicato in maltrattamenti in famiglia e possesso illegale di un’arma bianca, un’ascia.La ricostruzione dei fatti emerge da una chiamata disperata al 112, un grido d’aiuto lanciato da un padre profondamente angosciato. La preoccupazione per una possibile dipendenza in capo al figlio si materializza attraverso un esame tossicologico delle urine, con un esito positivo agli oppiacei che rivela una realtà dolorosa e complessa.La tensione accumulata esplode in un confronto acceso tra padre e figlio, che degenera rapidamente in un episodio di violenza inaudita. Il ragazzo, in preda a un’ira incontrollabile, si rifugia nell’area dedicata agli attrezzi da giardino, brandendo l’ascia come strumento di aggressione. Il suo gesto non si limita a una semplice minaccia: l’ascia diventa l’artefice di danni materiali significativi, colpendo le pareti esterne dell’abitazione e frantumando i vetri delle grate. La verbalizzazione di minacce di morte, diretta verso il padre che si barricata in casa, aggrava ulteriormente la situazione, spingendo l’uomo a richiedere l’intervento delle forze dell’ordine.La madre, testimone impotente di questa escalation, tenta invano di sedare la furia del figlio, ma ogni sforzo risulta vano. La rabbia adolescente si manifesta in una serie di gesti distruttivi: finestre vengono ridotte in frammenti sotto i colpi di pugni, mentre i genitori subiscono aggressioni fisiche. Il giovane, infine, fugge, superando il muro di cinta in un impeto di rabbia.L’intervento dei Carabinieri è immediato: l’ascia viene sequestrata e si avvia la ricerca del fuggitivo. Il ragazzo viene rintracciato in Via IV Novembre, nei pressi della stazione Circumvesuviana di Portici/Bellavista, dove manifesta un atteggiamento di sfida e arroganza nei confronti delle autorità. La conseguente arresto e il trasferimento nel centro di prima accoglienza di Napoli Colli Aminei segnano un punto di svolta in questa vicenda dolorosa.L’episodio solleva interrogativi profondi sulle dinamiche familiari disfunzionali, sulla fragilità dell’adolescenza, sull’influenza devastante delle sostanze stupefacenti e sulla necessità di un intervento tempestivo e multidisciplinare per affrontare queste complesse problematiche. Oltre alla dimensione legale, la vicenda pone l’accento sulla necessità di un approccio psicologico e sociale per supportare il ragazzo e la sua famiglia, offrendo loro strumenti e risorse per affrontare le difficoltà e ricostruire un equilibrio perduto. Il quindici anni, un traguardo di crescita, si trasforma in un bivio tra deviazione e speranza, un momento cruciale che richiede attenzione, comprensione e un impegno concreto per offrire al giovane un futuro diverso.