L’inchiesta che ha portato all’emissione di dodici avvisi di conclusione delle indagini preliminari svela una struttura complessa, organizzata attorno a una figura apicale di Ivrea e una reclutatrice residente a Castiglione Torinese. Il nucleo operativo, composto prevalentemente da individui di età matura dislocati in diverse aree di Torino e della provincia, si presentava come un’entità strutturata, capace di agire con una certa coesione, anche in orari notturni, suggerendo un livello di dedizione e coordinamento che trascendeva la semplice aggregazione spontanea.L’attività di questa rete, identificata come articolazione torinese di un’organizzazione più ampia di respiro nazionale, si è sviluppata in un contesto di profonda contestazione all’obbligo vaccinale contro il COVID-19. Piuttosto che una mera opposizione ideologica, il gruppo ha intrapreso un percorso attivo, caratterizzato da una strategia multiforme che combinava elementi di disobbedienza civile, una intensa attività di contropropaganda e una deliberata “guerra mediatica”, il tutto permeato da una dinamica aggressiva volta a delegittimare le istituzioni.Le azioni concrete intraprese hanno assunto forme diverse, ma sono state costantemente documentate dalle forze dell’ordine. Si tratta di atti di vandalismo, prevalentemente imbrattamenti e deturpazioni, diretti contro infrastrutture e simboli del potere istituzionale. Gli obiettivi sono stati ampi e variegati: scuole e università, sedi sindacali e quotidiani, istituti bancari, strutture ospedaliere, tutti divenuti bersaglio di una strategia volta a manifestare disapprovazione e a generare un impatto mediatico.L’elenco dei reati contestati, esteso a ventitré episodi riscontrati tra l’ottobre del 2021 e l’aprile del 2024, testimonia la persistenza e la capillarità dell’azione del gruppo. La gravità delle accuse, legata alla formazione di un’associazione a delinquere, sottolinea come le azioni individuali abbiano contribuito a formare un sistema strutturato con l’intento di perseguire obiettivi comuni in violazione delle leggi. La pena massima prevista per il reato di imbrattamento o deturpamento, pari a sei mesi di reclusione, appare secondaria rispetto alla complessità delle dinamiche sottese all’inchiesta, che solleva interrogativi più ampi sulla natura e l’evoluzione di movimenti di contestazione radicale in un periodo storico segnato da profonde divisioni e sfiducia nelle istituzioni.
Inchiesta Covid: Svelata Rete Radicale Anti-Vaccini a Torino
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