Un’operazione complessa e di vasta portata ha portato alla luce una sofisticata organizzazione criminale operante nell’ambito della cartomanzia telefonica, smascherando una rete di manipolazione psicologica e sfruttamento di vulnerabilità umane.
L’inchiesta, orchestrata dalla Procura di Perugia e condotta congiuntamente da Carabinieri e Guardia di Finanza, ha portato al sequestro preventivo di oltre cinque milioni di euro, finalizzato alla confisca per equivalente, e all’arresto di quattro figure chiave, tre in custodia cautelare e una agli arresti domiciliari, accusate di aver costituito e diretto un’associazione a delinquere finalizzata alla truffa.
Il punto di partenza dell’indagine è stato una denuncia, paradossalmente, proveniente da un presunto cartomante, che ha innescato un’indagine che ha rivelato la struttura e il modus operandi di un’organizzazione ramificata.
Lungi dall’essere un mero servizio di divinazione, si è trattato di un’abile architettura di inganno, progettata per estorcere ingenti somme di denaro a individui particolarmente sensibili e in cerca di risposte o conforto.
Il modello di business era costruito sulla progressiva fidelizzazione del cliente.
Una volta acquisiti, attraverso tecniche di profilazione e comunicazione mirata, dati personali e informazioni critiche – problematiche sentimentali, difficoltà di salute, paure e insicurezze – gli utenti venivano indirizzati a cartomanti “personalizzati”, operanti sotto nomi d’arte e apparentemente specializzati in specifiche aree di indagine.
I pagamenti, gravosi e ripetuti, venivano effettuati attraverso costosi servizi a numero premium (circa 30 euro ogni 40 minuti), con ulteriori oneri personalizzati, creando una spirale di spese che si protraeva nel tempo.
Le “letture” cartomanziche, spesso elaborate e teatralizzate, presentavano ai clienti interpretazioni di eventi futuri e problematiche di natura esoterica, suggerendo che queste necessità immediate di “interventi” magici o rituali.
Questi includevano visualizzazioni guidate, “blocchi energetici”, “scudi protettivi”, rimozione di “fatture” e “malocchi”, utilizzando simboli e oggetti rituali come candele, sale, talismani e persino pratiche di “seppellimento” di residui rituali in cimiteri, con la spedizione di immagini suggestive di simboli demoniaci (candele, serpenti) per amplificare la percezione di pericolo.
Secondo l’accusa, i promotori dell’organizzazione, sfruttando le debolezze emotive e psicologiche delle vittime, manipolavano la loro percezione della realtà.
Al fine di consolidare il controllo, venivano instillati timori di interferenze esterne e la convinzione che la situazione potesse deteriorarsi ulteriormente se non si fossero sottoposti a trattamenti specifici proposti.
Queste “soluzioni” rituali si traducevano in ulteriori pagamenti, effettuati quasi esclusivamente tramite bonifici bancari e ricariche su carte prepagate, spesso giustificati come necessari per l’acquisto di materiali rituali o per finanziare trasferte internazionali dei cartomanti, che avrebbero operato da lontano per “sbloccare” situazioni apparentemente complesse.
In questo modo, l’organizzazione non solo estorceva denaro, ma creava una vera e propria dipendenza psicologica, rendendo le vittime incapaci di liberarsi dalla rete di manipolazione.
L’indagine ha messo in luce un quadro inquietante di sfruttamento della fragilità umana a fini di lucro, evidenziando la necessità di una maggiore consapevolezza e di un’attenta vigilanza in un settore sempre più permeabile a fenomeni di natura criminale.