Il silenzio che avvolge la casa di Perugia è ora più denso, gravido di una perdita che risuona nell’aria come un’eco lontana.
Laura Santi non è più parte del nostro mondo, non attraverso la consueta progressione del tempo, ma con la deliberata scelta di interromperne il corso.
La sua assenza non è un evento fortuito, ma l’atto conclusivo di un percorso intriso di sofferenza, un percorso che l’ha condotta a cercare, con dignità e coraggio, una via d’uscita al dolore.
La lettera lasciata, un frammento di anima catturato in poche parole, rivela un’esistenza vissuta con intensità, una vita che ha saputo cogliere i momenti di gioia e bellezza, pur riconoscendone l’inevitabile transitorietà.
Non si tratta di un addio disperato, ma di una dichiarazione di indipendenza, una liberazione da un fardello troppo pesante da sopportare.
L’espressione “assaporato gli ultimi bocconi di vita in maniera forte e consapevole” suggerisce un desiderio di pienezza, una volontà di vivere appieno le ultime ore, di imprimere nella memoria sensazioni intense e memorabili, quasi a voler compensare il dolore accumulato.
Laura Santi non ha cercato l’oblio, né implorato pietà.
Ha scelto di concludere il suo capitolo con la consapevolezza e la forza di chi sa prendere in mano il proprio destino, anche quando questo implica un atto estremo.
La sua scelta, per quanto dolorosa e incomprensibile per molti, riflette una profonda riflessione sulla natura dell’esistenza, sulla sofferenza e sulla libertà individuale.
Il suo desiderio ultimo, espresso con semplicità disarmante, è quello di essere ricordata non per la tragicità della sua fine, ma per l’amore che ha dedicato alla vita.
Un amore che, nonostante le difficoltà e le ferite, non si è spento, ma ha continuato a brillare, illuminando il suo cammino e, ora, il nostro.
Rievocare la sua memoria significa onorare quella scintilla di vitalità, quella capacità di apprezzare le piccole cose, quella resilienza che le ha permesso di affrontare le avversità con coraggio.
Significa, in definitiva, celebrare la vita stessa, nonostante le sue ombre, e ricordare che anche nel buio più profondo, può ancora ardere una fiamma di speranza e di amore.
La sua eredità non è un monito di disperazione, ma un invito a vivere pienamente ogni istante, ad affrontare il dolore con dignità e a coltivare l’amore e la bellezza nel nostro cuore.