sabato, 7 Giugno 2025
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Nuova svolta Poggi: Stasi contesta l’impronta 33

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La difesa di Alberto Stasi, affidata agli avvocati Giada Bocellari e Antonio De Rensis, ha ribadito la non intenzione di ampliare il perimetro dei prelievi di materiale genetico nell’imminente maxi-incidente probatorio, cruciale per la nuova indagine sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco del 2007 e a carico di Andrea Sempio. L’operazione, fissata per il 17 giugno, rappresenta un punto di svolta nelle vicende giudiziarie legate alla tragica scomparsa.Il provvedimento del giudice per le indagini preliminari (GIP) di Pavia, Daniela Garlaschelli, del 16 maggio, aveva autorizzato l’acquisizione di campioni di DNA, integrativi a quelli già in possesso di Stasi, Sempio e dei familiari di Chiara Poggi. L’elenco esteso comprendeva le gemelle Cappa, Marco Panzarasa (amico di Stasi), Roberto Freddi, Mattia Capra e Alessandro Biasibetti (legati ad Andrea Sempio e Marco Poggi), il medico legale coinvolto nella prima inchiesta, tre investigatori e alcuni soccorritori. Il GIP aveva lasciato spazio alla possibilità di estendere ulteriormente i prelievi, ma la difesa di Stasi ha declinato l’opzione, in linea con le precedenti comunicazioni degli avvocati Massimo Lovati e Angela Taccia, legali di Sempio.L’attuale focus della difesa Stasi si concentra su una revisione critica dell’impronta digitale identificata come “33”, rinvenuta sul muro delle scale nei pressi del corpo di Chiara Poggi e attribuita ad Andrea Sempio dagli esperti nominati dalla Procura. I consulenti difensivi stanno elaborando osservazioni tecniche dettagliate per sollecitare ulteriori accertamenti, spinti dalla convinzione che l’impronta presenti caratteristiche anomale.L’analisi difensiva sostiene che l’impronta non appare come una semplice deposizione cutanea, ma presenta un’eccezionale densità e una notevole quantità di materiale biologico, presumibilmente di origine sanguigna. Questa peculiarità solleva interrogativi significativi sulla sua formazione e sulla corretta interpretazione delle prove, suggerendo la necessità di esami più approfonditi per determinarne l’effettiva rilevanza probatoria e per escludere possibili fattori di contaminazione o alterazione. La richiesta di ulteriori indagini mira a una valutazione più rigorosa e obiettiva delle evidenze, al fine di garantire una giustizia equa e accurata.

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