Due distinti scenari di inganno telefonico hanno recentemente colpito la provincia di Trento, lasciando dietro di sé una perdita finanziaria complessiva di 17.000 euro e sollevando interrogativi cruciali sulla vulnerabilità individuale e sull’evoluzione delle tecniche di frode. Questi episodi, apparentemente isolati ma legati da un sottile filo di manipolazione psicologica, illustrano come i truffatori si adattino costantemente, sfruttando paure, preoccupazioni e un’ingenua fiducia nelle istituzioni.Il primo caso, verificatosi a Riva del Garda, rappresenta un esempio paradigmatico di “spoofing” e ingegneria sociale. La vittima, una donna ignara, ha ricevuto un SMS apparentemente proveniente dalla sua banca, un messaggio costruito per instillare un senso di urgenza e allarme. L’abilità risiede nella perfetta imitazione di un comunicato ufficiale, conferendo credibilità all’inganno. La successiva telefonata, orchestrata con precisione, ha coinvolto un sedicente operatore, in grado di raccogliere informazioni preliminari e di costruire un rapporto di fiducia, seppur effimero. La successiva “conferma” da parte di un falso maresciallo dei Carabinieri, con un numero telefonico erroneamente associato a una caserma di Trento (un dettaglio volto a rafforzare la credibilità), ha sigillato il destino della vittima, indotta a trasferire 12.000 euro su un conto non suo, apparentemente sicuro, ma in realtà sotto il controllo dei truffatori. Questo schema, consolidato nel tempo, dimostra la capacità dei criminali di creare una narrazione coerente e convincente, sfruttando la paura di un controllo da parte delle autorità.Il secondo episodio, consumatosi a Lavis, rivela un approccio diverso, ma ugualmente insidioso. L’anziana vittima, 84 anni, è stata contattata da un uomo che si spacciava per un medico dell’ospedale Santa Chiara, diffondendo una notizia terribile: la figlia era ricoverata in gravi condizioni e necessitava di un intervento immediato e costoso. L’elemento più abile e premeditato è stata la successiva telefonata da parte di una donna che si è presentata come la figlia stessa, aggiungendo un tocco di realismo e pathos alla narrazione. La presenza di un complice, pronto a recarsi a casa della donna per ritirare i 5.000 euro richiesti, testimonia la pianificazione meticolosa e la professionalità del gruppo criminale. Questo metodo, basato sull’emotività e sul legame affettivo, mira a bypassare il pensiero critico e a sollecitare una reazione istintiva.Questi due casi, pur nella loro diversità, evidenziano una tendenza preoccupante: l’evoluzione continua delle tecniche di truffa, sempre più sofisticate e mirate. La capacità di impersonare figure di autorità, l’utilizzo di numeri di telefono falsificati e la manipolazione delle emozioni sono solo alcune delle armi utilizzate dai criminali. È essenziale, pertanto, promuovere una maggiore consapevolezza e sensibilizzazione nella popolazione, soprattutto tra gli anziani e le persone più vulnerabili. I Carabinieri ribadiscono con forza l’importanza di mantenere un sano scetticismo, verificare sempre l’identità dei chiamanti e non esitare a contattare il 112 in caso di dubbio. La prudenza e il ragionamento critico rappresentano le migliori difese contro queste insidie.