sabato, 7 Giugno 2025
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Trento, rottura in consiglio: Fugatti rimuove Gerosa, scintille e accuse

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La seduta del consiglio provinciale di Trento si è trasformata in un confronto acceso, innescato dalla comunicazione del presidente della giunta, Maurizio Fugatti, riguardante la rimozione di Francesca Gerosa (FdI) dalla carica di vicepresidente e l’assegnazione di tale ruolo, insieme alle competenze in materia di sport, all’assessore Achille Spinelli. L’atto, apparentemente amministrativo, ha rapidamente generato un’onda di reazioni e contestazioni che hanno messo a nudo le tensioni latenti all’interno del consiglio e all’interno della stessa maggioranza.Fugatti, nel suo intervento introduttivo, si è limitato a invocare la legittimità conferita dalla legge elettorale, che attribuisce al presidente della giunta la discrezionalità di delegare e revocare deleghe agli assessori, sottolineando l’assenza di obbligo di comunicazione preventiva al consiglio provinciale. Questa interpretazione rigorosa della legge ha subito immediatamente una risposta veemente da parte dell’opposizione e, sorprendentemente, anche da alcuni esponenti della stessa maggioranza.Francesco Valduga (Campobase) ha sollevato una questione di principio: seppur legittimo il potere decisionale del presidente, esso non può esercitarsi in maniera slegata dal tessuto sociale e dalle aspettative della comunità trentina. L’elettività del presidente implica un obbligo di trasparenza e di rendicontazione, un dovere di fornire spiegazioni chiare e comprensibili alle cittadine e ai cittadini che hanno espresso il loro voto. La mancanza di motivazioni adeguate rischia di erodere la fiducia nelle istituzioni e di alimentare un senso di distanza tra i governanti e i governati.La contestazione si è intensificata con Filippo Degasperi (Onda), che ha interpretato la decisione come una conferma della scarsa considerazione del presidente nei confronti del consiglio provinciale, un organo che dovrebbe rappresentare un punto di equilibrio e di controllo. Paola Demagri (Casa Autonomia) ha denunciato una logica polarizzante, un “o con me o contro di me” che impedisce un dialogo costruttivo e un confronto aperto. Lucia Coppola (Avs) ha parlato di una ritorsione, insinuando motivazioni personali alla base della decisione.Daniele Biada (FdI) ha tentato di ridimensionare la vicenda, ricordando l’accordo iniziale che prevedeva l’assegnazione della vicepresidenza a Francesca Gerosa, suggerendo una possibile deviazione dal piano originario.Francesca Gerosa, con un intervento carico di significato, ha espresso il suo disappunto per la mancanza di chiarezza e trasparenza nella comunicazione del presidente, sottolineando la presenza di “non detti” che rivelano dinamiche complesse. Ha rivelato di aver chiesto direttamente a Fugatti le ragioni del suo operato, ricevendo l’assicurazione che non vi erano rilievi da fare. Ha ribadito il suo impegno verso i trentini, escludendo qualsiasi interesse personale, e ha annunciato la sua intenzione di continuare a lavorare con rinnovata dedizione, confidando nel giudizio popolare. Il suo rifiuto di dimettersi è stato interpretato come un atto di coraggio e di lealtà verso i valori che la guidano.Claudio Cia (Misto) ha insinuato che la decisione non fosse stata presa a livello locale, ma fosse il risultato di dinamiche esterne, suggerendo un ruolo determinante di Roma nella scelta della vicepresidente. Questa affermazione ha contribuito ad alimentare il sospetto di un controllo esercitato dall’esterno sulle decisioni della provincia.Alessio Manica (Pd) ha concluso il confronto denunciando l’uso delle istituzioni come strumento di scontro tra Lega e FdI, sottolineando la necessità di recuperare un clima di collaborazione e di rispetto reciproco a beneficio dell’intera comunità trentina. L’episodio ha gettato una luce cruda sulle fragilità della coalizione di governo e sulla difficoltà di conciliare esigenze politiche e interessi collettivi. Il futuro del consiglio provinciale e la sua capacità di affrontare le sfide che attendono il territorio trentino dipenderanno dalla capacità di superare le divisioni e di ritrovare un terreno comune di dialogo e di fiducia.

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