sabato, 7 Giugno 2025
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Crisi d’identità e futuro dell’UE: tra innovazione e memoria.

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L’architettura istituzionale dell’Unione Europea, configurata su un modello di cooperazione complessa tra ventisette Stati membri, si trova a fronteggiare una crisi di legittimità e di efficienza che ne mette in discussione la sostenibilità. L’ostinazione a richiedere l’unanimità in decisioni cruciali, come sottolineato da Giulio Tremonti, paralizza l’azione comunitaria e la relega in una dimensione di immobilismo che stride con le sfide globali.La critica non si limita alla mera procedura decisionale. Si profonda in una riflessione più ampia sull’identità e sull’approccio dell’Europa. La Commissione Europea, ente incaricato di proporre e attuare politiche, è accusata di generare regolamentazioni eccessivamente complesse, a volte percepite come irrazionali e controproducenti. L’esempio evocato di Guglielmo Marconi, pioniere delle telecomunicazioni, evidenzia come l’attuale quadro normativo, se applicato retroattivamente, potrebbe soffocare l’innovazione e penalizzare il genio creativo. Si suggerisce, implicitamente, un’analisi critica delle direttive e dei regolamenti, alla ricerca di un equilibrio tra la necessità di garantire standard comuni e la salvaguardia della libertà d’iniziativa.L’Europa si trova, quindi, a navigare in un mare di contraddizioni. Da un lato, l’esigenza di rafforzare la coesione e la solidarietà tra i popoli; dall’altro, la pressione per una maggiore flessibilità e autonomia nazionale. L’analogia con il Vaticano, luogo tradizionalmente associato alla conservazione e al mantenimento dei valori radicati, suggerisce un paradosso: l’Europa, per rivitalizzarsi, potrebbe aver bisogno di recuperare una certa dose di “conservazione” intesa non come rigidità ideologica, ma come capacità di preservare il proprio patrimonio culturale, storico e identitario, al fine di orientare un cambiamento strutturale più consapevole e mirato. La recente accettazione del nuovo Papa, percepito come portatore di un messaggio di continuità e valori tradizionali, riflette il desiderio diffuso di stabilità e radicamento in un’epoca di incertezze e trasformazioni rapide. Il futuro dell’Europa, pertanto, dipenderà dalla sua capacità di conciliare l’innovazione con la memoria, la flessibilità con i principi fondanti, e l’ambizione di essere un attore globale con la consapevolezza delle proprie radici.

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