La vicenda di Ferretto, un uomo che percepisce un modesto reddito di 1.100 euro mensili, si configura come un esempio emblematico delle difficoltà che gravano su una fascia di popolazione sempre più ampia, schiacciata da un sistema di sanzioni che, nella sua applicazione, appare spesso sproporzionato e inefficace. La richiesta di 28.000 euro per una serie di violazioni del codice della strada, accumulate nel corso del tempo, rappresenta un peso insostenibile, un fardello economico che rischia di compromettere la sua stabilità finanziaria e la sua stessa dignità.Questa storia solleva interrogativi cruciali sul ruolo delle sanzioni nel sistema di giustizia stradale. È lecito chiedersi se l’obiettivo primario delle multe debba essere la mera funzione punitiva o se non debba invece orientarsi verso la prevenzione e l’educazione. Un sistema eccessivamente rigido e concentrato sulla repressione rischia di penalizzare ingiustamente chi si trova in condizioni di vulnerabilità economica, creando una spirale di indebitamento e di marginalizzazione.L’accumulo di numerose contravvenzioni suggerisce inoltre una possibile disfunzione nel sistema di controllo e di sensibilizzazione. Potrebbe trattarsi di una serie di infrazioni minori, commesse per negligenza o per mancanza di conoscenza delle normative, oppure di una situazione che riflette una difficoltà di accesso a servizi di informazione e di assistenza. La quantificazione di un debito di tale entità in un’unica richiesta, a distanza di tempo dagli eventi, aggrava ulteriormente la percezione di un sistema arbitrario e poco trasparente.La decisione di Ferretto di rivolgersi a un legale denota un tentativo di far valere i propri diritti e di contestare la legittimità di una richiesta che appare manifestamente eccessiva. L’intervento di un professionista potrebbe portare ad una revisione del caso, valutando le circostanze attenuanti, la proporzionalità della sanzione e la possibilità di rateizzare il pagamento.Questa vicenda non è un caso isolato. Essa riflette una problematica più ampia che riguarda la sostenibilità e l’equità del sistema sanzionatorio italiano. È necessario un ripensamento complessivo, volto a promuovere un approccio più umano e orientato alla rieducazione, che tenga conto delle condizioni economiche e sociali dei cittadini e che eviti di trasformare le multe in una trappola per chi si trova in difficoltà. La giustizia stradale non può essere solo punizione; deve essere anche opportunità di cambiamento e di crescita personale. Il racconto di Ferretto è un grido d’allarme che merita di essere ascoltato e che sollecita un’azione concreta per rendere il sistema più giusto e più efficiente.