L’impegno dei Comuni italiani nella contrasto all’evasione e all’elusione fiscale, pur auspicabile, risulta finora limitato, come evidenziato da un’analisi della Cgia. Un contributo complessivo di soli 6 milioni di euro, distribuito tra 7.900 enti locali, rivela un coinvolgimento ancora embrionale nella lotta a un fenomeno che sottrae alle casse dello Stato quasi 93 miliardi di euro annuali.Il dato allarmante emerge dalla scarsa trasmissione di “segnalazioni qualificate” all’Agenzia delle Entrate, un obbligo previsto dalla legge per i Comuni che rilevano irregolarità relative a imposte come l’IRPEF, l’IRES, l’IVA, le imposte di registro, ipotecarie e catastali. Solo il 3,7% dei Comuni (296 su 7.900) ha adempiuto a tale obbligo, generando un incentivo economico di 3 milioni di euro, pari al 50% degli accertamenti derivanti dalle segnalazioni stesse.Questa ridotta partecipazione, lungi dal rappresentare un contributo significativo nel panorama evasivo nazionale, solleva interrogativi sull’efficacia delle misure di incentivazione e sulla reale consapevolezza dei Comuni riguardo al ruolo cruciale che possono svolgere nella riscossione fiscale. La mancata segnalazione non solo priva lo Stato di risorse preziose, ma compromette anche l’equità del sistema tributario, penalizzando i contribuenti onesti che regolarmente adempiono ai propri obblighi.Un’analisi più approfondita delle somme incassate evidenzia una marcata disomogeneità territoriale. Milano si distingue come realtà virtuosa, con un incasso di quasi 400.000 euro, seguita da Genova, Prato e Lodi. Entrambe, sono città con una forte vocazione commerciale e industriale, dove la capacità amministrativa e la propensione alla legalità appaiono più radicate. Nelle prime dieci posizioni si trovano anche comuni lombardi come Cernusco del Naviglio e Segrate, indicando una maggiore sensibilità verso il contrasto all’evasione nel contesto regionale.Al contrario, la situazione nel Sud Italia appare particolarmente critica. Bari, pur essendo un importante centro urbano, ha incassato appena 1.776 euro, mentre Palermo, Napoli e Agrigento figurano tra le città con i risultati più deludenti. Ancora più preoccupante è il caso di comuni come Catania, Caserta, Foggia e Trapani, che non hanno percepito alcun beneficio economico dalla lotta all’evasione. Questi dati riflettono non solo una minore capacità amministrativa, ma anche una più diffusa cultura dell’illegalità e una maggiore tolleranza verso pratiche evasive.Il divario territoriale non può essere ignorato e richiede un approccio mirato per rafforzare le capacità di contrasto all’evasione nei comuni più deboli. Servono interventi di formazione e assistenza tecnica, nonché incentivi economici più consistenti per premiare l’impegno dei comuni virtuosi e spingere all’azione quelli che finora sono rimasti inerti. La lotta all’evasione fiscale è una sfida collettiva che richiede il pieno coinvolgimento di tutti gli attori, a partire dagli enti locali, per garantire la sostenibilità del sistema sociale e la giustizia tributaria.