La chiusura del terzo giorno di Umbria Jazz, domenica sera all’Arena Santa Giuliana, ha offerto un’esperienza musicale di profonda risonanza, coronata dalla presenza di due giganti indiscussi: Dianne Reeves e Herbie Hancock.
L’evento, parte di un festival che continua a celebrare la musica in tutte le sue sfumature, ha rappresentato un momento culminante, testimoniando la capacità di Umbria Jazz di attrarre e connettere generazioni di appassionati.
Dianne Reeves, con la sua innata eleganza e una presenza scenica essenziale ma magnetica, ha aperto la serata, offrendo un assaggio della sua maestria vocale e interpretativa.
La sua performance, un equilibrio perfetto tra virtuosismo e profondità emotiva, ha preparato il terreno per l’esibizione di Hancock, figura iconica della musica contemporanea, accolto sul palco da un’ovazione calorosa e sentita.
Herbie Hancock, ben più di un semplice concerto, ha regalato al pubblico una conversazione musicale, un’immersione nel suo percorso artistico e filosofico.
Prima di iniziare a suonare, ha instaurato un dialogo intimo con la platea, condividendo ricordi legati a Perugia e al festival, che lo hanno visto protagonista per decenni.
Un’ironica menzione della recente vittoria di Jannik Sinner a Wimbledon ha alleggerito l’atmosfera, creando un ponte tra la musica e l’attualità.
Il video disponibile online cattura l’atmosfera sincera e riflessiva della serata, rivelando l’approccio di Hancock alla musica come un processo di ascolto attivo, un dialogo continuo tra musicisti e un’esperienza collettiva.
Un omaggio sentito a Wayne Shorter, figura imprescindibile del suo percorso artistico, è stato espresso non attraverso parole, ma attraverso la potenza evocativa della musica, un tributo silenzioso a un maestro.
L’Arena Santa Giuliana, anche sotto l’influenza dell’umidità, si è confermata il cuore pulsante del festival, un luogo di incontro e condivisione per un pubblico appassionato e partecipe.
La serata di domenica, con quasi 3.
500 spettatori, ha seguito la performance di Stefano Bollani e la sorprendente energia dei Patagarri, sabato sera, che aveva già visto oltre 2.
600 presenti.
Il festival si conferma dunque un crogiolo di talenti, una vetrina per artisti affermati e giovani promesse, un’esperienza che va ben oltre la semplice fruizione musicale, arricchendo culturalmente il territorio e creando un’identità unica.