A sei anni dalla storica firma del Documento sulla Fratellanza Umana, un atto di profondo significato compiuto ad Abu Dhabi nel 2019 da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, l’Università degli Studi di Trieste ha offerto una piattaforma di riflessione su come i suoi principi possano illuminare le sfide contemporanee. L’evento, arricchito dalla presenza di Mons. Enrico Trevisi, Vescovo di Trieste, e Akram Omar, Presidente della Comunità Islamica di Trieste Moschea Ar-rayan, ha rappresentato un momento cruciale per approfondire il significato di un impegno che trascende le dichiarazioni formali, entrando nel tessuto delle relazioni interreligiose.Mons. Trevisi ha aperto il dibattito sottolineando l’urgenza di un’educazione all’incontro, una pedagogia che non si limiti alla semplice tolleranza, ma che promuova un’accoglienza attiva e una comprensione reciproca. L’educazione, in questa prospettiva, non è solo un processo di trasmissione di conoscenze, ma un percorso di disvelamento delle paure e dei pregiudizi che spesso alimentano conflitti e divisioni. La parola, come ponte tra culture e credenze, assume un valore inestimabile: riconoscerla all’altro significa attribuirgli dignità e fiducia nella possibilità di contribuire alla risoluzione dei problemi che affliggono l’umanità. Costruire la giustizia e la pace non è un compito riservato a istituzioni o élite, ma una responsabilità condivisa che richiede l’impegno attivo di ciascuno, un impegno che si traduce nella cessazione delle armi, non solo quelle fisiche, ma anche quelle culturali e ideologiche.Akram Omar ha evidenziato come l’incontro di Trieste rappresenti un’evoluzione naturale di un percorso di dialogo interreligioso che affonda le sue radici ben prima della firma del Documento di Abu Dhabi. La collaborazione tra la comunità islamica e quella cristiana, lungi dall’essere una reazione a un accordo esterno, è frutto di un impegno costante e di una volontà di superare le barriere che spesso separano i popoli. L’arrivo di Mons. Trevisi ha ulteriormente consolidato questo legame, apportando nuove prospettive e rafforzando il senso di appartenenza a una comunità più ampia. Il dialogo interreligioso, in questa cornice, non è solo uno scambio di opinioni, ma un’occasione per approfondire la comprensione delle rispettive fedi, per individuare i valori condivisi e per promuovere la collaborazione in progetti concreti a favore del bene comune. L’impegno continuo, il superamento delle formalità e l’apertura al cambiamento sono gli elementi fondamentali per mantenere vivo questo spirito di fratellanza, soprattutto in un mondo segnato da crescenti tensioni e disuguaglianze. La sfida è trasformare i principi enunciati ad Abu Dhabi in azioni concrete, creando una rete di relazioni interreligiose che si estenda ben oltre i confini locali, contribuendo a costruire un futuro più giusto e pacifico per tutti.
Sei anni dopo Abu Dhabi: Trieste ripensa la Fratellanza Umana
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