domenica, 8 Giugno 2025
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Pil del Friuli-Venezia Giulia, previsione di modesto aumento nel prossimo biennio: rischi esterni e sfide interne.

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Il Pil del Friuli-Venezia Giulia (FVG) si prevede una crescita modesta nel prossimo biennio, secondo le analisi dell’Ufficio studi di Confindustria Udine in base ai dati aggiornati da Prometeia ad aprile. Il tasso di crescita è previsto a 0,4% nel 2025 e 0,7% nel 2026, dopo un incremento del 0,5% registrato nel 2024.Tuttavia, la crescente incertezza globale, legata al ritorno al potere di Donald Trump e ai nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti, rischia di avere un impatto negativo sul Pil regionale. Secondo le stime, il possibile impatto sarebbe di -1/2 decimo di punto percentuale all’anno nel biennio 2025-26.I consumi delle famiglie sono previsti aumentare del 0,7% nel 2025 e del 0,8% nel 2026, grazie ai tassi d’interesse in discesa e alla lieve crescita occupazionale. Tuttavia, gli investimenti si attesterebbero a livelli stagnanti nel 2025 (-0,9% nel 2026), influenzati dal rallentamento dell’attività edilizia residenziale.Le esportazioni non dovrebbero registrare incrementi significativi, con un aumento dello 0,5% nel 2025 e del +3,1% nel 2026 a seguito della ripresa della Germania. Il valore aggiunto dell’industria sarebbe positivo nel 2025 (+0,3%) e nel 2026 (+0,9%), grazie all’aumento delle esportazioni e della domanda interna.Al contrario, le costruzioni registrerebbero una flessione di -1,6% nel 2025 e -5,8% nel 2026. I servizi mostrerebbero un trend positivo con aumenti del 0,8% nel 2025 e +1,0% nel 2026.L’occupazione dovrebbe continuare a crescere con un incremento del 0,5% nel 2025 e 0,6% nel 2026. Il tasso di occupazione sarebbe stabilito al 70,3% nel 2025 (71,1% nel 2026 per la fascia d’età compresa tra i 15-64 anni), attestandosi ai massimi storici.Il tasso di disoccupazione è previsto attestarsi al 4,3% nel 2025 e 4% nel 2026 (era il 6,2% nel 2019). Il presidente di Confindustria Udine, Luigino Pozzo, esprime fiducia nel rafforzamento dei rapporti Ue-Usa sui dazi e nella ripresa della Germania per favorire l’economia regionale. Inoltre, il ruolo strategico dell’Italia nell’Unione europea e la politica monetaria più espansiva della Banca centrale europea (Bce) offrono segnali incoraggianti per una crescita sostenibile in un contesto globale sempre più incerto.

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