Padre Guido Costantini, conosciuto principalmente come Padre Guido (Controguerra, Teramo, 1893 – Ancona, 1967), incarna una figura esemplare di impegno sociale e religioso profondamente radicato nel tessuto marchigiano, in particolare nella città di Ancona. La sua eredità più tangibile è l’Opera delle Missionarie della Carità, istituzione che attraverso la Mensa del Povero ha rappresentato per decenni un faro di speranza e sussistenza per innumerevoli famiglie. Tuttavia, ridurre Padre Guido a semplice fondatore di un’opera di carità sarebbe una grave semplificazione.La sua biografia rivela un uomo poliedrico, un frate minore che ha saputo coniugare fede profonda con un acuto senso della giustizia sociale. Oltre al ruolo di Vicario Provinciale e Commissario in Terra Santa, Padre Guido ha svolto funzioni cruciali come Commissario Prefettizio dell’Ospedale Civile di Ancona, dimostrando capacità gestionali e un’attenzione al bene comune che trascendevano i confini religiosi. La sua attività di predicatore e giornalista, unitamente al suo ruolo di ispiratore all’interno del movimento cattolico, lo hanno posto al centro di dinamiche sociali e politiche complesse, in stretto contatto con personalità di spicco come Padre Agostino Gemelli, testimonianza di una visione che guardava oltre le specificità locali.Un volume recentemente pubblicato dal Consiglio Regionale delle Marche, frutto di una meticolosa ricerca attraverso gli archivi dell’Opera Padre Guido, ne restituisce ora un ritratto più completo. L’evento di presentazione, che ha visto la partecipazione di storici come Lorenzo Manenti, Massimo Papini e Marco Moroni, e di figure istituzionali come il presidente Dino Latini e l’arcivescovo Angelo Spina, ha offerto l’opportunità di ripercorrere le tappe fondamentali della sua vita e del suo operato.Il trasferimento alla parrocchia di Capodimonte nel 1936 segnò una svolta nel suo percorso, abbandonando una carriera nazionale per dedicarsi interamente al servizio della comunità locale. La creazione del laboratorio di Sant’Elisabetta, volto al riutilizzo degli abiti, testimonia la sua sensibilità verso le problematiche economiche e sociali dell’epoca. La mensa per i lavoratori portuali, gestita con un approccio quasi sindacale, riflette la sua preoccupazione per le condizioni di lavoro e per il benessere delle famiglie. L’istituzione di un asilo, di un doposcuola elementare e di un apprendistato femminile nel settore del taglio e cucito, dimostra un impegno concreto per l’istruzione e la formazione professionale.Durante il periodo bellico, Padre Guido si distinse per un coraggio e un’altruismo straordinari, mettendo a repentaglio la propria vita per alleviare le sofferenze di profughi, sfollati, perseguitati politici e reduci. L’attivazione di canali per la raccolta e la distribuzione di beni di prima necessità, frutto del recupero di mobili, masserizie e oggetti usati, rese tangibile la sua compassione. Oltre all’Opera delle Missionarie della Carità, Padre Guido promosse la creazione di case per ragazze in difficoltà e fondò una scuola elementare parificata nel quartiere di Posatora, tessendo una rete di relazioni che coinvolgeva figure di spicco a livello politico, come il generale liberatore Andersen e numerosi amministratori locali e nazionali.La sua opera ha contribuito in modo significativo al rafforzamento del ruolo degli ordini religiosi all’interno del movimento cattolico e ha valorizzato il contributo femminile, colmando un vuoto cruciale lasciato dal regime fascista in termini di educazione dei giovani e assistenza sociale. Come ha sottolineato l’arcivescovo Spina, Padre Guido non va ricordato solo per la sua dedizione ai poveri, ma soprattutto per il suo amore profondo per Dio e per la sua capacità di portare il Vangelo nella vita quotidiana, un’eredità che continua a ispirare e a guidare l’Opera delle Missionarie della Carità.
Padre Guido: Un Frate Minore tra Carità, Giustizia e Memoria
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