Il corteo funebre di Martina Carbonaro, la giovane di quattordici anni strappata alla vita dalla violenza di un ex compagno, ha attraversato Afragola in un mare di dolore e rabbia contenuta, culminando in un momento di raccoglimento e di accusa. L’arrivo alla chiesa, gremita al di là delle aspettative, è stato segnato da un’ovazione soffocata, un applauso che si trasformava in un grido di dolore collettivo.“Martina, sei la figlia di tutti noi,” hanno urlato voci spezzate, un lamento universale che trascendeva il singolo lutto per abbracciare l’intera comunità. Il dolore si è espresso anche attraverso l’ira, un fiume sotterraneo di sdegno rivolto verso Alessio, l’autore del tragico gesto, attualmente detenuto in regime di custodia cautelare.Al di là del dolore personale, la presenza di figure istituzionali, come il sottosegretario Pina Castiello e il prefetto di Napoli, Michele di Bari, ha sottolineato la gravità del lutto e la necessità di un’attenzione collettiva. Il sindaco di Afragola, Antonio Pannone, ha accolto il feretro, un gesto simbolico di rappresentanza e di vicinanza alla famiglia e all’intera cittadinanza.La bara bianca, un simbolo di purezza perduta, ha varcato la soglia della chiesa sotto gli sguardi lucidi e i singhiozzi incontenibili di una folla compatta. Un coro spontaneo ha riempito l’aria: “Giustizia, giustizia!”, un grido disperato per un futuro in cui la violenza sulle giovani non possa più spegnere la speranza e la vitalità.Questo tragico evento non è solo un lutto familiare, ma una ferita aperta nella coscienza civile, un monito urgente sulla necessità di affrontare le cause profonde della violenza di genere, l’importanza dell’educazione al rispetto, della prevenzione e della tutela dei minori. La richiesta di giustizia non è solo una rivendicazione per Martina, ma un impegno a costruire una società più sicura e giusta per tutte le ragazze, un luogo dove la fragilità dell’adolescenza non si trasformi in una trappola mortale. Il silenzio che seguirà il rito funebre dovrà essere interrotto da azioni concrete, da un’analisi critica delle dinamiche sociali che hanno portato a questa inaccettabile perdita.