La Corte d’Assise di Perugia ha emesso una sentenza di condanna che segna un punto di svolta nel panorama giuridico legato alla produzione e commercializzazione di prodotti derivati dalla cannabis, culminando in una tragica vicenda che ha lasciato due vite spezzate e una comunità scossa. Il 7 maggio 2021, un incendio devastante ha raso al suolo un laboratorio alle porte di Gubbio, innescando un’indagine complessa e dolorosa che ha portato alla condanna di cinque figure chiave.Le pene inflitte, che variano da dieci a diciotto anni di reclusione, riflettono la gravità delle accuse e la ricostruzione offerta dall’accusa, corroborata dalla complessità delle dinamiche aziendali e delle pratiche di lavorazione utilizzate. Alessandro Rossi, legale rappresentante di Greenvest e Green Genetics, è stato condannato alla pena più severa, diciotto anni e un mese, una sentenza che sottolinea il suo ruolo centrale nell’organizzazione e nelle scelte operative delle società coinvolte. Gabriele Muratori, Giorgio Mosca e Luciano Rossi, anch’essi legali rappresentanti o proprietari di immobili cruciali per l’attività, hanno ricevuto condanne a quattordici anni, mentre Gloria Muratori, altro membro del vertice Greenvest, si è vista infliggere una pena di dieci anni.L’incendio, originato dall’utilizzo di pentano, un solvente altamente infiammabile, e da lavatrici a ultrasuoni, ha provocato la morte di Samuel Cuffaro, 21 anni, ed Elisabetta D’Innocenti, 52 anni, e ha ferito altri due dipendenti. La ricostruzione degli inquirenti ha focalizzato l’attenzione sulle metodologie impiegate per ridurre il contenuto di THC, il principio attivo della cannabis, attraverso un processo che si è rivelato fatale. L’attività delle società Greenvest e Green Genetics, formalmente distinte, con una impegnata nella coltivazione di piante aromatiche e farmaceutiche e l’altra nel commercio all’ingrosso di fiori e piante, è apparsa agli occhi della giustizia come un sistema complesso, in cui i confini tra legalità e rischio si sono dissolti in una spirale di imprudenza e negligenza.Le motivazioni della sentenza, attese con ansia, saranno fondamentali per comprendere il percorso logico giuridico seguito dalla Corte, in particolare per quanto riguarda l’accertamento della responsabilità penale e la qualificazione giuridica dei fatti. L’avvocato Ubaldo Minelli, difensore di parte civile della famiglia Cuffaro, ha espresso la speranza che la sentenza offra risposte chiare e giustizia per le vittime, richiamando parallelismi con la sentenza ThyssenKrupp, suggerendo una possibile accertamento di dolo eventuale.Le reazioni delle difese hanno espresso sconcerto e indignazione. L’avvocato Luca Maori, difensore di Giorgio Mosca, ha definito la sentenza “inconcepibile”, sostenendo l’innocenza del suo assistito e avanzando la tesi di una sua possibile vittima degli eventi.La vicenda solleva interrogativi cruciali sulla regolamentazione delle attività legate alla cannabis light, sulla sicurezza dei processi produttivi e sulla necessità di una maggiore trasparenza e controllo. L’epilogo giudiziario non solo rappresenta una perdita umana incolmabile, ma anche un monito per l’intero settore, invitando a una riflessione profonda sulle responsabilità e sulle conseguenze delle scelte aziendali.