L’Orvieto Doc si proietta verso il futuro con una svolta regolamentare inedita nel panorama vitivinicolo italiano: l’introduzione di una gradazione alcolica minima di 10 gradi, un cambiamento strutturale che segna un’evoluzione significativa rispetto al passato.
Questa modifica, ora ufficializzata sulla Gazzetta Ufficiale e in attesa di approvazione comunitaria, rappresenta una risposta concreta alle dinamiche del mercato e alle nuove sensibilità dei consumatori, senza compromettere l’identità e la qualità del prodotto.
L’iniziativa nasce da un’attenta analisi delle sfide poste dai cambiamenti climatici, testimoniate dalle condizioni anomale della vendemmia 2024.
Il Consorzio Tutela Vini di Orvieto, guidato dal presidente Vincenzo Cecci, ha dunque optato per una soluzione strutturale, affiancando ai vini tradizionali una gamma di proposte più fresche e accessibili, un’offerta pensata per intercettare un pubblico più ampio e variegato.
“Si tratta di un’espressione tangibile di adattamento climatico e innovazione,” afferma Cecci, sottolineando come questa evoluzione non sia un abbandono delle radici, bensì un arricchimento del patrimonio vitivinicolo orvietano.
La presenza sul mercato dei primi Orvieto Doc leggeri, con gradazioni comprese tra 10 e 10,5 gradi, testimonia la concretezza di questo impegno.
Il progetto è stato guidato da un team di enologi di riconosciuta competenza: Pier Paolo Chiasso (Chiasso Cotarella), Paolo Nardo (Gruppo Italiano Vini) e Massimiliano Pasquini (Castello della Sala – Marchesi Antinori), affiancati dall’esperienza di Enzo Barbi (Decugnano dei Barbi), figura storica nella valorizzazione dell’Orvieto Doc.
Riccardo Cotarella, presidente della commissione tecnica scientifica, sottolinea con convinzione che un vino può esprimere al meglio la sua identità e qualità anche con un grado alcolico più contenuto.
“Abbiamo voluto dimostrare che la tradizione e l’innovazione possono coesistere armoniosamente,” spiegano gli enologi.
La ricerca di freschezza, bevibilità e leggerezza è ormai una tendenza consolidata nel mondo del vino, e l’Orvieto Doc si propone di rispondere a questa domanda senza rinunciare alla complessità aromatica e alla tipicità del territorio.
Per raggiungere questo obiettivo, sono state implementate strategie innovative in ogni fase del processo produttivo, dalla selezione delle uve alla gestione delle temperature di fermentazione, passando per l’impiego di lieviti selezionati.
Queste scelte mirano a esaltare la delicatezza e l’eleganza del vino, rendendolo più accessibile e versatile, adatto a diverse occasioni, dall’aperitivo alle cene estive.
Il Consorzio, proiettato verso un futuro di crescita sostenibile, ha inoltre presentato al Masaf una richiesta di finanziamento per un progetto scientifico congiunto con università e istituti di ricerca.
Questo investimento mira a esplorare ulteriormente le potenzialità della Denominazione, affrontando le sfide poste dai cambiamenti climatici e consolidando il ruolo dell’Orvieto Doc come laboratorio di innovazione e modello di eccellenza nel panorama vitivinicolo italiano.
Si tratta di un impegno continuo per la valorizzazione del territorio e la salvaguardia della tradizione, con uno sguardo sempre rivolto al futuro e alle esigenze dei consumatori.