La recente designazione di Nicola Lagioia a direttore della rassegna Umbria Libri solleva interrogativi profondi e legittime preoccupazioni che trascendono la semplice dissenso politico. Si tratta di una decisione che impatta sulla credibilità stessa delle istituzioni culturali umbre e sulla loro capacità di incarnare i valori di rispetto, parità e dignità che dovrebbero essere pilastri fondamentali di una società moderna.Le espressioni preconcettive e offensive rivolte alla scrittrice Melissa P. non sono state semplici gaffe, ma manifestazioni di un atteggiamento che rivela una visione distorta e potenzialmente dannosa nei confronti delle donne. L’indignazione suscitata nel mondo culturale e femminile non può essere ignorata o minimizzata come una reazione eccessiva; è il grido di chi rivendica un ambiente professionale e sociale libero da pregiudizi e discriminazioni.Ancor più allarmante è stata la successiva risposta di Lagioia, che ha liquidato le proteste come “aggressive”, evitando di assumersi la responsabilità delle proprie parole e dimostrando una scarsa sensibilità verso le ferite che ha inferto. Questa reazione non solo aggrava la gravità delle sue iniziali affermazioni, ma suggerisce una mancanza di consapevolezza e una difficoltà ad accettare il confronto e la critica costruttiva.La scelta di Lagioia, in un momento storico in cui la lotta contro il sessismo e la promozione della parità di genere dovrebbero essere priorità assolute, appare quindi profondamente contraddittoria. La retorica progressista e inclusiva che caratterizza la sinistra umbra si scontra duramente con un atto che la svuota di significato e ne mina la credibilità. L’ipocrisia, in questi casi, non è solo una questione di apparenza, ma un ostacolo reale al cambiamento culturale e sociale.Non si tratta di un attacco alla persona Lagioia in sé, ma di una denuncia di un meccanismo che consente a figure con comportamenti inaccettabili di occupare posizioni di rilievo, perpetuando un clima di impunità e sminuendo la voce delle donne. È un appello rivolto a tutte le donne, e a tutti coloro che si dichiarano sensibili alle tematiche di genere, affinché si facciano sentire e chiedano conto alle istituzioni.La questione va al di là della semplice nomina di un direttore di rassegna. È un sintomo di un problema più ampio che riguarda la capacità delle istituzioni di rappresentare i valori che professano e di garantire un ambiente equo e rispettoso per tutti. L’asserzione dell’assessore Bori, ricordata a giusta ragione, sulla necessità di “restituire l’Umbria agli umbri” assume ora una nuova risonanza: restituire all’Umbria non solo l’identità culturale, ma anche i valori di coerenza, rispetto e dignità. Si richiede pertanto una revisione urgente di questa decisione, affinché Umbria Libri possa rispecchiare un futuro di equità e inclusione.
Lagioia e Umbria Libri: una nomina che rischia la credibilità.
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