L’Umbria, secondo il Procuratore Generale Sergio Sottani, si distingue da altre regioni italiane per una peculiare assenza di dinamiche di omertà radicata, un elemento cruciale per l’efficacia dell’azione di contrasto alla criminalità organizzata. Durante un incontro con la Commissione d’inchiesta dell’Assemblea Legislativa, focalizzata su fenomeni complessi come la criminalità organizzata, la corruzione, il riciclaggio e il traffico di stupefacenti, il Procuratore ha tracciato un quadro sfumato, evitando generalizzazioni semplicistiche.L’attenzione della Commissione si è concentrata sull’analisi delle attività di contrasto, con particolare riferimento alla potenziale infiltrazione mafiosa nell’amministrazione pubblica e nel sistema degli appalti. Pur negando l’esistenza di un controllo mafioso radicato e documentato a livello giurisprudenziale, come riscontrabile in contesti regionali differenti, il Procuratore ha ribadito la necessità di vigilanza costante. La criminalità non si manifesta necessariamente attraverso le strutture consolidate delle organizzazioni mafiose tradizionali. Il rischio, infatti, risiede nella possibile convergenza di gruppi criminali di diversa origine, come le reti nigeriane coinvolte nel traffico di droga, che potrebbero trovare terreno fertile per collaborazioni e sinergie, alterando la natura stessa del fenomeno criminale.Un aspetto particolarmente delicato è rappresentato dalla gestione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali. Il Procuratore ha evidenziato le difficoltà intrinseche in questo processo, sottolineando come spesso i beni confiscati siano frutto di operazioni di occultamento, affidati a prestanome che ne impediscono la reale utilizzazione. La loro gestione, lungi dall’essere una risorsa, può trasformarsi in un onere finanziario significativo, soprattutto per le amministrazioni pubbliche, spesso gravate da risorse limitate e priva di competenze specialistiche. La dimensione ridotta di molti Comuni umbri, unita alla mancanza di personale qualificato e di risorse economiche adeguate, costituisce un ostacolo significativo.Sottani ha quindi suggerito un approccio cooperativo, promuovendo la collaborazione tra diversi Comuni e sottolineando la necessità di una mappatura dettagliata dei beni confiscati, al fine di ottimizzarne la riallocazione e l’utilizzo. Questa operazione preliminare è fondamentale per identificare le migliori strategie di valorizzazione, tenendo conto delle specifiche esigenze e capacità dei territori coinvolti. La creazione di una rete di competenze e risorse, unita a una visione strategica a lungo termine, rappresenta la chiave per trasformare i beni confiscati da potenziali problemi a veri e propri strumenti di sviluppo economico e sociale per la comunità umbra. L’azione di contrasto alla criminalità organizzata, pertanto, non si esaurisce con la confisca dei beni, ma prosegue con un’attenta e ponderata gestione, finalizzata a restituire alla collettività il valore che è stato sottratto.
Umbria, un modello di contrasto alla criminalità organizzata?
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