Il sistema sanitario umbro versa in una situazione critica: lavoratori della sanità privata e delle Rsa attendono da sei anni il rinnovo dei contratti nazionali Aris Aiop e Aris Rsa, mentre i loro colleghi pubblici lottano per la stessa causa ormai da 13 anni. Gli operatori del settore lamentano un grave deficit di dignità contrattuale, salariale e professionale, evidenziato anche dalla mancanza di una sede stabile di confronto con le parti sociali e dall’assenza di una regia pubblica che governi il sistema sanitario accreditato.La condizione dei lavoratori della sanità privata è particolarmente drammatica in Umbria, dove non esiste un tavolo permanente di confronto tra le parti interessate. I sindacati hanno denunciato la precarietà contrattuale e l’assenza di investimenti sulla formazione, nonché l’abbandono organizzativo che caratterizza molte strutture convenzionate.Gli operatori del settore hanno rivolto una serie di richieste alla Giunta regionale, tra cui l’immediata apertura di un tavolo permanente con i sindacati firmatari del documento e le direzioni delle aziende accreditate. Inoltre, chiedono l’inserimento di clausole sociali vincolanti nei rapporti di accreditamento e convenzione, che prevedano l’applicazione dei contratti nazionali in vigore.I sindacati hanno anche richiesto un monitoraggio regionale condiviso e trasparente sull’utilizzo delle risorse pubbliche da parte degli enti privati accreditati e sui flussi di mobilità passiva recuperabili. Infine, chiedono la definizione di un protocollo regionale per la qualità del lavoro nella sanità privata, collegato alla piena attuazione della legge regionale 2/2024.La mobilitazione non è un punto di arrivo, ma l’inizio di una vertenza territoriale che coinvolgerà i lavoratori della sanità privata umbra fino a quando non verranno riconosciuti rispetto, dignità e contratto. La Regione non può più restare spettatrice, la responsabilità politica e istituzionale ora è sua.
Contratti bloccati, vertenza dei lavoratori sanitari umbri continua per 19 anni: La Regione non può restare spettatrice.
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