Il processo relativo all’azione di protesta realizzata da nove esponenti del movimento Ultima Generazione nella celebre Fontana di Trevi, nel maggio 2023, si è concluso con un’assoluzione a carico degli imputati. La decisione, emessa dal giudice monocratico Alfonso Sabella del Tribunale di Roma, rappresenta un caso emblematico che solleva interrogativi complessi sull’esercizio del diritto di protesta, la tutela del patrimonio culturale e l’applicazione della normativa in materia di danneggiamento di beni di interesse pubblico.La Procura della Capitale aveva inizialmente contestato agli attivisti la violazione dell’articolo 518-duodecies del codice penale, una norma specifica introdotta per inasprire le sanzioni relative al deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali e paesaggistici. La gravità della fattispecie, teoricamente, poteva comportare pene significative.Tuttavia, il giudice Sabella, accogliendo una linea interpretativa che privilegia la valutazione del contesto e della motivazione alla base dell’azione, ha emesso un’assoluzione con la formula “il fatto non sussiste” per quanto riguarda il reato specifico contestato. Inoltre, per un primo capo di imputazione, ha riconosciuto l’applicazione della “particolare tenuità del fatto,” una circostanza attenuante che, a determinate condizioni, può portare all’estinzione del reato e all’assoluzione dell’imputato.Questa sentenza, lungi dall’essere una semplice conclusione processuale, apre un dibattito cruciale. L’azione di Ultima Generazione, seppur contestata per la modalità di esecuzione (il deposito di carbone vegetale nella Fontana di Trevi), era volta a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla drammatica emergenza climatica e sulla necessità di politiche ambientali più incisive. Il giudice, nell’applicare la “particolare tenuità del fatto,” ha implicitamente riconosciuto una valenza, seppur minima, di intento comunicativo e di protesta sociale alla condotta degli imputati.L’interpretazione della “particolare tenuità del fatto” è infatti oggetto di costante evoluzione giurisprudenziale e la sua applicazione in contesti di protesta, soprattutto quando coinvolgono beni di particolare valore culturale e simbolico come la Fontana di Trevi, richiede una valutazione estremamente attenta e ponderata. La sentenza solleva quindi interrogativi sulla possibilità di bilanciare il diritto di manifestare opinioni e di promuovere cause sociali con la tutela del patrimonio culturale e paesaggistico, e sulla necessità di definire limiti più chiari e criteri più precisi per l’applicazione della “particolare tenuità del fatto” in situazioni analoghe. Il caso potrebbe avere ripercussioni significative su futuri processi a carico di attivisti ambientali e sulla definizione dei confini del diritto di protesta in un’epoca segnata da crescenti preoccupazioni ambientali e sociali.
Assoluzione a Roma: Ultima Generazione e la Fontana di Trevi
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