L’inquietudine sismica che emana dal Complesso Vulcanico Flegreo (CVF) si è manifestata, ancora una volta, con una sequenza di eventi che hanno esteso il loro impatto ben oltre i confini diretti dell’area vulcanica. La recente scossa di magnitudo 3.2, registrata alle 6.48, seguita a breve distanza da un’altra di 2.1 alle 6.51, ha attivato un’eco sismica avvertita fino al Parco Archeologico di Pompei, situato a oltre trenta chilometri dal cuore del CVF.Questo episodio, seppur di modesta entità in termini di magnitudo, ha evidenziato la complessità e l’interconnessione del territorio campano, dove l’attività vulcanica secolare ha profondamente rimodellato il paesaggio e continua a influenzarne la stabilità. Il cedimento parziale di un muro e di una porzione di volta nell’insula Meridionalis di Pompei – una delle aree di interesse archeologico di primaria importanza – non è un evento isolato, ma un campanello d’allarme che risuona in un contesto di crescente vulnerabilità.L’attività del CVF, un sistema vulcanico complesso e attivo, si manifesta attraverso una varietà di fenomeni, tra cui bradisismo (una lenta deformazione del suolo), fumarole, sorgenti termali e, naturalmente, terremoti. La sua storia geologica è segnata da eruzioni catastrofiche che hanno plasmato la regione e che, seppur rare, presentano potenziali rischi per le comunità che vivono nelle sue immediate vicinanze e oltre.Il bradisismo, in particolare, rappresenta una sfida significativa. Le continue spinte e i cedimenti del suolo, anche se impercettibili nel breve termine, erodono la stabilità delle strutture antiche, rendendole più suscettibili ai danni causati da eventi sismici. La sequenza sismica odierna, pur di magnitudo relativamente bassa, ha esacerbato queste vulnerabilità preesistenti, rivelando la necessità di un monitoraggio continuo e di interventi di consolidamento mirati.L’insula Meridionalis di Pompei, con la sua ricca stratificazione storica e architettonica, è particolarmente sensibile a tali sollecitazioni. Ogni evento sismico, anche lieve, contribuisce all’accumulo di micro-deformazioni che, nel tempo, possono compromettere l’integrità delle strutture. La conservazione del patrimonio archeologico di Pompei, pertanto, non può prescindere da una comprensione approfondita della dinamica vulcanica che lo circonda e da un approccio proattivo nella gestione del rischio sismico.Questo recente episodio sottolinea l’urgenza di investire in ricerca scientifica avanzata, in sistemi di monitoraggio innovativi e in strategie di mitigazione del rischio che tengano conto della complessità geologica e storica del territorio campano. La preservazione del patrimonio culturale di Pompei e la sicurezza delle comunità che vi abitano dipendono dalla nostra capacità di interpretare i segnali che ci giungono dal Complesso Vulcanico Flegreo e di agire di conseguenza. L’evento non è solo una minaccia per le vestigia del passato, ma un monito per il futuro.
Campi Flegrei: nuova scossa, Pompei a rischio e allarme crescente.
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