Sulle rocce a picco del Gargano, sentinelle di legno e pietra che sfidano l’abbraccio salmastro del mare, si ergono i trabucchi, macchine da pesca millenarie divenute simboli di una cultura e di un legame profondo con la terra. “In Perpetuo”, il documentario di Federico Barassi, non è semplice cronaca di un mestiere, ma un’immersione contemplativa nel cuore pulsante di questa tradizione, un atto d’amore verso un’eredità fragile e minacciata dall’oblio.Il film, prodotto da Dinamo Film e Rai Cinema, traccia un percorso intimo e suggestivo attraverso le vite di alcuni dei pochi trabucchisti rimasti, maestri custodi di un sapere antico che si tramanda di padre in figlio, con la speranza, spesso flebile, di perpetuarsi nel tempo. Barassi, con uno sguardo delicato e attento, abbandona la narrazione didascalica per affidarsi all’esperienza sensoriale: il suono delle onde che s’infrangono sugli scogli, il profumo intenso della salsedine, il dialetto garganico, tessuto di parole e gesti che raccontano una storia di fatica, resilienza e profonda connessione con il mare.Il documentario non si limita a mostrare il lavoro quotidiano dei pescatori, ma ne esplora le implicazioni esistenziali. Attraverso i volti segnati dal tempo e dal sole, i silenzi eloquenti, i gesti ripetuti incessantemente, emerge un ritratto vivido di un mondo che sta scomparendo, schiacciato dai costi di mantenimento e dalla competizione di pratiche di pesca più moderne e intensive. La struttura stessa del trabucco, un tempo fonte di sostentamento per intere famiglie, si rivela oggi una sfida economica sempre più ardua, spesso condannata all’abbandono.Incontriamo Giuseppino, novantenne anima indomita che continua a salire sul suo trabucco, accompagnato dal nipote Luigi, testimone di un passaggio generazionale cruciale. Antonio, il più giovane dei pescatori di Peschici, affianca il padre Rocco, erede di un sapere che rischia di perdersi. Natale e Peppino, amici di una vita, perpetuano un rituale antico, un atto di resilienza e cameratismo. E poi c’è Michele, solitario custode di un trabucco di famiglia, un eremita moderno che trova rifugio nel casottino della struttura, in un abbraccio silenzioso con il mare.”Ho sentito il dovere di fare qualcosa per mantenere viva questa memoria,” confessa Barassi nelle note di produzione. Il progetto si configura come un atto di responsabilità culturale, un tentativo di preservare un patrimonio immateriale che rischia di essere travolto dalla velocità del mondo contemporaneo. “In Perpetuo” non è solo un documentario sulla pesca, ma una riflessione più ampia sul rapporto tra uomo e natura, tra tradizione e innovazione, tra passato, presente e futuro, un invito a riscoprire il valore dell’umiltà, dell’autenticità e della connessione profonda con le proprie radici. Il film si propone come un ponte tra generazioni, un monito per non dimenticare le storie che plasmano la nostra identità.