Nel corso delle indagini sul tragico decesso di Sueli Leal Barbosa, la Procura di Milano, attraverso la dottoressa Maura Ripamonti, ha delineato un quadro inquietante riguardo al comportamento di Michael Pereira, principale sospettato. Il fermo a carico dell’uomo, quarantacinque anni, è motivato da un’insieme di elementi che suggeriscono la premeditazione di un omicidio volontario aggravato e un successivo incendio doloso, atto volto a depistare le indagini e a mascherare la dinamica della morte.La testimonianza di Pereira si è rivelata fin da subito caratterizzata da una marcata assenza di rimorso e da una capacità ingannevole nel modificare i dettagli narrativi, tessendo una rete di menzogne. Inizialmente, ha fornito una ricostruzione degli eventi che si è costantemente rivelata incongruente e smentibile, variando in modo significativo la versione dei fatti. L’orario di uscita dall’abitazione, le presunte assenze di discussioni con la compagna e, soprattutto, l’attribuzione del rogo a una presunta anomalia nella caldaia, si sono dimostrati elementi fabbricati per creare un’immagine di innocenza. L’accertamento tecnico ha infatti confermato la perfetta funzionalità dell’impianto, screditando definitivamente l’ipotesi di un guasto tecnico come causa dell’incendio.L’assenza di segni di sofferenza o di pentimento nel comportamento di Pereira, unita alla sua abilità nel manipolare la verità, solleva seri interrogativi sulla sua responsabilità e sulla sua potenziale premeditazione. La ricostruzione della dinamica, basata sulle incongruenze della sua testimonianza e sulle evidenze raccolte, suggerisce un’azione volontaria e premeditata, mirata a eliminare la compagna e a occultare il crimine attraverso un incendio. Le indagini sono ora focalizzate sulla verifica di ulteriori elementi a sostegno dell’accusa, con particolare attenzione alle motivazioni che potrebbero aver spinto Pereira a compiere un gesto così estremo. L’incendio, lungi dall’essere un tragico incidente, appare ora come un tentativo deliberato di distruggere prove e di depistare le forze dell’ordine, confermando l’ipotesi di un atto doloso.