La recente pronuncia della Corte Costituzionale pone fine a una vicenda istituzionale che ha generato scompiglio e sollevato interrogativi fondamentali sul ruolo degli amministratori locali e sulla libertà di accesso alle cariche pubbliche.
L’emendamento alla legge di bilancio regionale, concepito come barriera all’ambizione elettorale dei sindaci, si rivela ora palesemente incostituzionale, una testimonianza di un tentativo, per usare parole del sindaco di Bari, Vito Leccese, di “alterare il gioco” con modalità tutt’altro che rispettose dei principi costituzionali.
L’ostacolo imposto – la necessità di dichiarare l’intenzione di candidarsi alle elezioni regionali ben 180 giorni prima del voto – si configurava come un’evidente limitazione del diritto sancito dall’articolo 51 della Costituzione italiana, che garantisce a ogni cittadino la libertà di accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di parità e sulla base di requisiti oggettivi previsti dalla legge.
Tale diritto, infatti, non può essere frustrato da misure che, come nel caso di questo emendamento, appaiono deliberatamente mirate a escludere dalla competizione elettorale figure considerate potenzialmente “scomode”, ovvero quelle che godono del consenso e della fiducia delle comunità locali.
La vicenda solleva, dunque, questioni di profonda rilevanza per il dibattito sulla governance regionale e sul rapporto tra i diversi livelli di amministrazione.
L’iniziativa, purtroppo, non è un caso isolato.
In contesti politici sempre più polarizzati, si assiste frequentemente a tentativi di manipolazione delle regole elettorali in funzione di interessi particolari, a discapito del principio di eguaglianza e della partecipazione democratica.
L’atto della Corte Costituzionale rappresenta un monito a tutela di questi principi, ricordando che la sfera della libertà politica e dell’aspirazione al servizio pubblico non può essere compressa da arbitrari limiti normativi.
L’impegno del sindaco Leccese, e di altre voci che hanno denunciato l’incostituzionalità della norma, dimostra la vitalità di un tessuto istituzionale che si fa carico di difendere i diritti fondamentali dei cittadini e di contrastare le derive antidemocratiche.
La decisione della Corte Costituzionale restituisce dignità a questa battaglia e pone le basi per un futuro in cui l’accesso alle cariche pubbliche sia veramente libero e paritario, un diritto inalienabile di ogni cittadino e pilastro imprescindibile di una società democratica.