Nel panorama economico italiano del 2024, il settore dell’alimentazione fuori casa si attesta su una cifra considerevole di 85 miliardi di euro, un dato analizzato da Teha nell’ambito del Forum FoodeBeverage di Bormio. Questa somma, pur elevata, non riesce a recuperare i valori pre-pandemia del 2018 (87 miliardi) e 2019 (88 miliardi), segnando una frenata imputabile all’impatto persistente dell’inflazione e a un cambiamento nelle abitudini di spesa delle famiglie.L’analisi di The European House – Ambrosetti rivela una peculiarità strutturale: la spesa complessiva per l’alimentazione, sia a domicilio che nei canali di ristorazione, si è stabilizzata in un intervallo ristretto negli ultimi dieci anni, indicando una riallocazione dei budget piuttosto che una crescita generalizzata.La spesa media pro-capite per la ristorazione fuori casa nel 2023 si è attestata a 3.264 euro per famiglia, un valore che riporta il settore ai livelli del 2015, evidenziando una notevole resilienza ma anche una difficoltà a decollare. Questa stagnazione, secondo Valerio De Molli, CEO e Managing Partner di Teha, è profondamente radicata in una dinamica economica che distingue l’Italia dal resto dei paesi OCSE. La riduzione dei salari reali medi, un fenomeno ininterrotto dal 2000 con una contrazione annuale dello 0,2%, contrappone l’aumento medio dello 0,7% registrato a livello OCSE. Questo deficit di potere d’acquisto, già significativo, è stato ulteriormente aggravato da ondate inflazionistiche, con picchi storici nel settore alimentare che hanno superato il 13,8% nell’ottobre del 2022, erodendo drasticamente il reddito disponibile delle famiglie.Oltre all’inflazione, è fondamentale considerare l’evoluzione del contesto sociale e culturale. Il consumatore italiano moderno è sempre più attento alla qualità, alla sostenibilità e all’esperienza, richiedendo offerte diversificate e personalizzate che vanno oltre la semplice soddisfazione del bisogno alimentare. L’aumento della consapevolezza riguardo alla salute e all’ambiente, insieme alla ricerca di esperienze autentiche e legate al territorio, spinge verso scelte alimentari più ponderate e spesso più costose, anche se questo comporta una riduzione della frequenza delle uscite al ristorante.La situazione attuale non è semplicemente un rallentamento temporaneo, ma riflette una trasformazione profonda del sistema alimentare italiano, dove la capacità di spesa delle famiglie è costantemente sotto pressione e la competitività del settore dipende dalla capacità di innovare, di adattarsi alle nuove esigenze dei consumatori e di offrire un valore aggiunto che giustifichi un prezzo più elevato. L’analisi dei dati suggerisce un futuro in cui la resilienza del settore passerà attraverso una maggiore efficienza operativa, una diversificazione dell’offerta e una profonda revisione del modello di business.
Ristorazione fuori casa: 85 miliardi, ma lontana dai livelli pre-pandemia
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